Capitale della Cultura 2027: Pompei resta fuori, ma è in buona compagnia
POMPEI. La nomina di Pordenone al rango di Capitale Italiana della Cultura per il 2027 è stata una sorpresa per Pompei, dove l’opinione pubblica temeva alla vigilia concorrenti ben più agguerrite. In ogni caso bisogna considerare che la città degli Scavi e del Santuario della Madonna del Rosario resta fuori, ma si consola nel notare che è rimasta in buona compagnia, considerato che figuravano tra le finaliste anche altre città concorrenti dotate (come Pompei) di un background culturale di grande rispetto.
Inoltre bisogna notare che finora il concorso non ha premiato (anche perché non si sono candidate) città di indiscussa rinomanza, come Napoli, Roma Firenze, Venezia, Trieste e Taormina. C’è da consolarsi. Alla fine il concorso “Capitale Italiana della Cultura” prevede un milione di euro al centro urbano tricolore che presenta il miglior programma di eventi e iniziative culturali.
La città vincitrice è stata annunciata la mattinata di martedì 12 marzo 2025 dalla sede di via del Collegio Romano del Ministero della Cultura, nella Capitale. Il ministro Alessandro Giuli ha aperto la busta in cui la giuria ha indicato all’unanimità Pordenone (la prima del Nord Est d’Italia) apprezzandone la candidatura per l’approccio integrato tra generazioni e i tra i diversi ambiti.
L’iniziativa del concorso avviato dal 2014 dal Ministero della Cultura, mira a valorizzare il patrimonio culturale nazionale incentivando la progettualità partecipata delle diverse comunità civiche nazionali nel segno della cultura come motore di sviluppo civile.
Resta però il dato, non secondario, che prima l’Italia veniva riconosciuta un Paese di poeti, santi, artisti e navigatori, ora il protagonismo se lo sono aggiudicato cuochi stellati, camerieri, direttori d’albergo e guide turistiche. Appare evidente che si confonde la cultura col turismo che, in molti casi, forma la conseguenza commerciale della sua valorizzazione.
Ne consegue che a Pompei, dove arrivano ogni giorno decine di migliaia di visitatori per gli Scavi e la Madonna del Rosario, s’inventano iniziative supplementari per il concorso, mentre in altri centri si danno da fare in progetti creativi per proporre novità attrattive (eventualmente finanziate dal concorso) di flussi turistici che altrimenti mancherebbero.
Inoltre c’è da considerare che se l’iniziativa “Capitale Italiana della Cultura” ha un fine politico (con ricaduta sociale) non c’è da meravigliarsi che anche la sua gestione sia condizionata da uno scopo della medesima natura. Del resto, è una considerazione oggettiva che difficilmente in Italia i concorsi pubblici premiano i migliori. Il nostro non è il solito discorso della volpe che non arriva all’uva, perché il nostro santo in paradiso ce l’avevamo (si chiamava “Giuliano”). Il fatto è che avevamo provveduto ad un “ex voto” ancora prima di beneficiare del “miracolo”.