Primavera di Pasqua e Pasquetta alla Masseria del Vesuvio di Trecase

TRECASE. Natale con i tuoi, Pasqua e Pasquetta alla Masseria del Vesuvio di Trecase. È vero, manca la rima, ma cerchiamo il piacere del palato, il fascino della tradizione e il valore dell’amicizia, noi che nel fronte oplontino del quartiere “Vuosco del Monaco” abbiamo trascorso i primi 10 anni nella nostra giovinezza a vico Novello.

Precisamente a 200 passi dalla taverna di “Porpettone” (famoso per il vino sfuso e il giardino sul retro bottega, dove si mangiava cucina povera e si giocava a scopone). Abbiamo custodito nello scrigno dei ricordi i profumi e i sapori dell’infanzia. Li abbiamo raccontati nella maturità nel libro “La vita negli anni ‘50 nel Palazzo del Colonnello” che pochi hanno letto, dal momento che non è mai stato dato alle stampe editoriali.

In primis è d’obbligo il pubblico ringraziamento ad Alessandro e famiglia, che a Pasqua ci hanno regalato il sapore di portate che hanno il segreto della genuinità degli ingredienti del territorio. Quanto più aumenta il loro pregio naturale diminuisce l’esigenza di metterli ai fuochi.

Siamo cresciuti con una fetta di pane condita con olio di oliva e sale marino per prima colazione. L’olio mio padre andava a comprarlo in bicicletta, arrampicandosi lungo il sentiero degli Dei sui Monti Lattari. Il pane veniva sfornato alle 7 di mattina. Già si era fatta la fila, a quell’ora, fuori al negozio col forno di Nunziatiello in piazza Santa Teresa a Torre Annunziata.

Altro che merendine. Quella colazione (pane con l’olio) ci apriva lo stomaco e ci regalava il buon umore. Caro Sandro l’antipasto di mare, lo spaghetto allo scoglio, l’acqua pazza e la caprese hanno confermato tutto quello che si racconta di buono sul tuo conto nel passa-parola tra i buon gustai del territorio vesuviano.

Te la sei guadagnata la buona reputazione che vale più di ogni pubblicità, perché se è vero che il mestiere ai fuochi di una masseria di ristorazione s’impara col tempo, personaggi della ristorazione si nasce. E tu, come direbbe Totò, “lo nascesti”.

Il panorama della ristorazione “made in Masseria del Vesuvio” abbiamo avuto diverse occasioni per descriverlo, elogiando la sapienza degli abbinamenti che, specie nella cucina di ortaggi e delle verdure biologiche, è fondamentale.

Alessandro Acunzo ha la reputazione consolidata di cuoco formatosi alla scuola dei sapori vesuviani, che si è sposata con quella dei Monti Lattari. Vale a dire quella a base di latticini agerolesi da una parte, pomodoro del piennolo e vino Piedirosso dall’altra. E cioè tutto il necessario per preparare una bruschetta come Dio comanda.

Un capitolo a parte ha il valore dell’accoglienza. Alessandro Acunzo, aiutato in cucina dal figlio Vincenzo, ha delegato alla cordialità le altre persone di famiglia, a partire dalla sorella Maria. La gestione della sala è in mano ad una brigata di giovani competenti. Servono portate saporite col sorriso dell’accoglienza.

L’amicizia sincera migliora il sapore del cibo, a partire della frittata di maccheroni. «Nel nostro ristorante non abbiamo il congelatore» ama precisare ai clienti il patron di Masseria del Vesuvio, che accompagna i clienti a visitare la bottaia che utilizza esclusivamente i “freschi di stagione” per preservarli da muffe e/o batteri e mantenere integri i sapori naturali.

Il menù fisso di Pasqua e Pasquetta ha previsto un antipasto fantasioso: prosciutto crudo di Parma, coppa stagionata, mozzarella di bufala, ricottina, involtino di zucchine, bruschetta, carciofo arrostito e melenzane grigliate, fave e tortano vesuviano.

Primi di pasta artigianale: lasagna, cannelloni al forno farciti di ricotta di bufala, carne macinata e provola di Vico e/o gnocchi al sugo. Secondi roast beef al forno o misto di carni alla brace col contorno di patate al forno e insalata. Dolce di pastiera napoletana. Vino rosso della casa e spumante.

Mario Cardone

Mario Cardone

Ex socialista, ex bancario, ex sindacalista. Giornalista e blogger, ha una moglie, una figlia filosofa e 5 gatti. Su Facebook cura il blog "Food & Territorio di Mario Cardone".

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