Rinvenuta a Pompei una natura morta con “pizza”, melograni e calice d’argento con vino rosso

POMPEI. Stupore tra gli esperti del Parco Archeologico di Pompei a seguito della prima analisi iconografica di un affresco con natura morta, emerso recentemente dagli scavi in corso nell’insula 10 della Regio IX a Pompei.

È stata rappresentata sulla parete di un’antica casa pompeiana una vera e propria pizza napoletana. Anzi, a questo punto la definiremmo “piazza pompeiana”, o pumpeiana, come direbbero alcuni esperti locali studiosi della lingua e civiltà Osca, antenata di quella pompeiana, sottomessa all’impero romano durante la guerra civile.

A questo punto ci sono le basi per un racconto di un vero e proprio mito ancorato alla notorietà della “pizza napoletana” preparata secondo i canoni antichi.

Vale a dire sotto i Borboni, che ci misero il pomodoro dopo la scoperta dell’America. E poi i Savoia, che anche per la pizza pensarono di imprimere il loro sigillo, con l’aggiunta di mozzarella, e la chiamarono Margerita, in onore della loro regina.

Parliamo della lontana antenata della pietanza moderna che vanta il rango di Patrimonio dell’Umanità dal 2017 in quanto “arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”.

Parliamo, in ogni caso, di un’ambasciatrice della dieta mediterranea, con tutta una serie di pietanze non solo napoletane ma italiche. Gli archeologi del Parco suppongono che accanto al calice di vino, posato su un vassoio di argento, sia raffigurata una focaccia di forma piatta (forse preparata con un impasto di farro) che funge da supporto per frutti vari (individuabili un melograno e forse un dattero), probabilmente condita con spezie o forse, piuttosto, con pesto (moretum in latino) che sarebbe stato intravisto dai puntini color giallastro e ocra.

Sullo stesso vassoio si nota anche la presenza di frutta secca e di una ghirlanda di corbezzoli gialli, vicino a datteri e melograni. Si tratta di una forma di xenia, vale a dire “doni ospitali” che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.).

Dalle città vesuviane si conoscono circa trecento di queste raffigurazioni che rimandano anche alla sfera sacra. Da un passo nell’Eneide di Virgilio (libro VII, v. 128 segg.), si deduce il posizionamento di frutta e prelibatezze che fungono da “mense”.

Nel momento in cui gli eroi troiani mangiano dopo la frutta, anche i pani usati come contenitori (mense), si accorgono nell’epos virgiliano, che si è verificata la profezia del ritrovamento di una nuova patria, quando “spinto a lidi sconosciuti, esaurito ogni cibo” la fame li avrebbe portati a “divorare anche le mense”.

«Pompei – dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – non finisce mai di stupire, è uno scrigno che rivela sempre nuovi tesori. Al di là della questione di merito su cui parleranno gli studiosi».

«Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati – commenta il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato».

«Penso – aggiunge – al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch’essa nata come un piatto “povero” nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati».

L’affresco è stato rinvenuto nell’atrio di una casa dell’Insula 10 della Regio IX in corso di scavo vicino a un panificio, già esplorato in parte tra il 1888 ed il 1891 e le cui indagini sono state riprese a gennaio 2023.

Le strutture scavate nell’Ottocento erano parzialmente a vista. L’intero cantiere di scavo dell’insula interessa un’area di circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio e si inserisce in un più ampio approccio teso a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavi.

Mario Cardone

Mario Cardone

Ex socialista, ex bancario, ex sindacalista. Giornalista e blogger, ha una moglie, una figlia filosofa e 5 gatti. Su Facebook cura il blog "Food & Territorio di Mario Cardone".

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