Repubblica e Costituzione: al Pompei Lab la conferenza di Sandro Staiano
POMPEI. Per ripartire nel verso giusto, in qualsiasi iniziativa sociale, niente è più importante della cura dei particolari. Per questo motivo abbiamo apprezzato la scelta di campo dell’Associazione Reduci e Combattenti di Pompei, che insieme all’Anpi di Pompei e di Scafati hanno ritenuto utile (anche per la prossimità di chiamata dell’8 e 9 giugno all’urna referendaria) invitare Sandro Staiano, docente di Diritto costituzionale alla “Federico II”, a tenere una pubblica conferenza sulla Costituzione italiana.
La sede dell’iniziativa è stata quella del centro PompeiLab, sita presso l’area dell’ex depuratore del fiume Sarno che ha il merito di aver dato anche in passato patrocinio ed ospitalità ad iniziative di valore sociale ed ora riparte, dopo la conferma del mandato direttivo a Rossella Scarico, con l’intenzione dichiarata di fare rete con le altre associazioni del territorio sui temi della cultura, della libertà di pensiero e dell’inclusione sociale.
Abbiamo difatti notato una nutrita presenza di partecipanti alla predetta iniziativa. Qualcuno tra i presenti ha fatto notare che sono sempre le stesse facce (e chi altri?). A riguardo, effettivamente diversi di loro sono noti per il loro impegno nel sociale e tra essi è stata notata la presenza di ben tre ex primi cittadini di Pompei: a parte il protagonista della conferenza Staiano, Ferdinando Uliano e Pietro Amitrano.
Giuseppe Berritto, presidente Anpi di Pompei ha introdotto la conversazione ricordando le fasi drammatiche del travagliato cambiamento istituzionale. Alla fine un referendum a suffragio universale ha determinato la transizione da Monarchia a Repubblica. Da quell’evento in poi hanno votato anche le donne, che successivamente hanno aumentato progressivamente la loro presenza attiva nelle istituzioni.
Alfonso Annunziata, presidente Anpi Scafati, ha introdotto considerazioni storiche sui i principi fondamentali (difesa della libertà e dignità della persona e del valore del contributo lavorativo alla ricchezza nazionale e all’emancipazione sociale) facendo notare che le forze politiche più incisive a riguardo sono state la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano.
Sullo stesso versante ha proseguito con argomentazioni interessanti Sandro Staiano che ha raccontato vari episodi collegati al profilo e al merito dei contributi dei vari partiti che si costituirono all’epoca (e delle loro correnti interne), senza mancare di ricordare gli interventi strategici dei personaggi che avevano acquistato notorietà e posizione di comando durante la Resistenza.
Sono stati leader come Piero Calamandrei, Alcide De Gasperi, Giuseppe Dossetti, Giuseppe De Michele, Umberto Terracini, Palmiro Togliatti, Benedetto Croce, Nilde Iotti ed altri a definire i principi fondamentali della Carta Costituzionale, che stabiliva di fatto l’agenda delle iniziative politiche e amministrative da assumere dopo la promulgazione della Carta Costituente nel nostro Paese.
Si tratta di principi basilari del nostro ordinamento giuridico, sulla democrazia, i diritti dei cittadini, l’uguaglianza, l’organizzazione dello Stato, la tutela delle minoranze, la laicità dello Stato, la promozione della cultura, i rapporti istituzionali, la tutela dell’ambiente e la solidarietà sociale.
Staiano ha raccontato episodi sulle rivalità personali tra i cosiddetti “padri costituenti” e i contrasti interni all’organismo costituzionale che riguardavano principi di fondo delle diverse ideologie ma che, in alcuni casi, erano la conseguenza di rivalità interne e tattiche politiche per interessi di potere.
Parliamo della nascita delle correnti di partito e/o di area politica che avrebbero per 50 anni caratterizzato la vita (e la gestione del Paese) della Democrazia Cristiana ma anche del Partito Socialista e di tutta la Sinistra italiana. In ogni caso l’iniziativa costituzionale generò una positiva tensione unitaria che si cementò sulla necessità di costruire le fondamenta del futuro dell’Italia.
Successivamente la tensione unitaria della dalla Resistenza perse il vigore originario. Conseguentemente rallentarono i tempi delle riforme costituzionali ed in pari tempo insorsero difformità di interpretazioni dei deliberati, ostacoli più o meno pretestuosi e la diffusa predilezione per la politica del “giorno per giorno”.
Oggettivo stato di cose che, inevitabilmente, produsse conseguenze negative. Su un versante determinò il cosiddetto ventennio degli “anni di piombo”. In pari tempo, ed oltre, furono avviate manovre sotterranee più o meno lecite per un radicale e profondo revisionismo costituzionale (e istituzionale), che ha allarmanti tratti di pericolosità, specie quando sono ispirate a nostalgie fasciste.