Pompei, sapori ed emozioni nella festa di San Valentino a Bosco de’ Medici
POMPEI. “Fate l’amore con il sapore”. L’antico proverbio di autore anonimo pare scritto apposta per la festa di San Valentino. Dove trovare, per l’occasione, i sapori più autentici del territorio all’ombra del Vesuvio? L’azienda agricola Bosco de’ Medici è oramai un punto di riferimento consolidato per i buon gustai che amano abbinare le emozioni gustative alle serate romantiche.
Per noi ricevere ospitalità ad un tavolo prenotato nella sala della famosa winery pompeiana ha significato una lieta rimpatriata, se così si può dire, dal momento che l’antica amicizia con Gaetano Palomba e famiglia ci ha regalato momenti gradevoli in occasioni delle tante inaugurazioni di vari angoli di bellezza (con relativi banchetti) riservate ad amici e a parenti nel divenire di un continuo work in progress nell’incantevole paesaggio di Fossa di Valle.
Abbiamo apprezzato la cucina, ammirato il paesaggio di Bosco de’ Medici tra archeologia culturale ed industriale, che ospita la variegata struttura d’accoglienza e relax, dove la professionalità cortese del personale a tutti i livelli è alla base di indimenticabili legami di simpatica amicizia.
È così che mercoledì sera, 14 febbraio 2024, abbiamo appreso che lo chef Gioacchino Nocera è stato avvicendato egregiamente ai fuochi della cucina di Bosco de’ Medici da Ciro Chechile, un giovane talento che si è “affinato” alla sua formidabile scuola dopo la frequenza formativa all’istituto alberghiero di Vico Equense, vera e propria fucina di talenti della cucina gourmet del territorio.
Per Gioacchino avevamo confessato di aver esauriti tutti gli aggettivi premianti del nostro vocabolario nel racconto delle emozioni gustative che ci ha regalato. Ora il nostro talentuoso amico è partito alla volta di nuove esperienze gratificanti ed a noi resta solo il piacere di sottolineare il profilo di un autentico professionista che ha lasciato un ricordo prestigioso nella storia aziendale di Bosco de’ Medici.
«Non cerco notorietà. Mi sento solo seriamente impegnato nel fare bene il mio lavoro» si presenta Chechile, venuto al nostro tavolo insieme al maitre Luigi Severino, preposto autorevolmente al servizio di sala e all’accoglienza in tandem con l’esperto direttore Gabriele Abagnale, nelle serate a tema e/o di pranzi di gala e festeggiamenti di eventi, che sono attualmente il punto di forza di Bosco de’ Medici.
Il calore dell’accoglienza, la professionalità del servizio e la qualità del cibo, grazie anche ai prodotti del territorio, molti dei quali realizzati nell’orto e la filiera aziendale, si presentano su una scala di valori ben oltre la media di settore. Tutto questo con serietà, umiltà e rispetto della clientela. Un tratto distintivo aziendale di Bosco de’ Medici che è alla base della rinomanza che viaggia oltre i confini nazionali, insieme alla notorietà di Pompei.
Viali luminosi e sala arredata con gusto raffinato a partire dell’ingresso dove un totem in arte contemporanea, ben inserito nel contesto complessivo di verde luminoso delle aiuole, predisponeva l’animo ad una cena a base di specialità di mare speziate ed assortite di erbe esotiche.
Entreè con Spumante di Falanghina “Vesevius”. Mazzancolle in tempura, salsa Teriyaki e spugna ai frutti rossi. L’antipasto era di bun alla curcuma con polpo, burrata di bufala e broccolo friariello; roll di salmone, avocado e alga nori; tonno affumicato, zucca in agrodolce e pepe rosa.
Primo di Ravioli ripieni di crostacei profumati al limone, serviti col suo ristretto. Secondo di filetto di rombo chiodato, crema al topinambur e chips di patate viola. Dessert di Dolce amore 2024. In abbinamento abbiamo bevuto vino bianco dell’azienda Bosco De’ Medici.
Un banco di cucina, su cui hanno celebrato il trionfo a vista le portate preparate e servite in armonia di movimenti dal personale di sala e cucina, che compariva e scompariva dietro un sipario bianco. Il food & beverage è soprattutto spettacolo rituale per i sensi, sulla base dell’antica tradizione dei banchetti pompeiani dove il rito della degustazione del cibo e del vino era dispensatore di nuove emozioni ma soprattutto di fortuna per i commensali.