Sarà davvero l’Ultimo girone? I Litfiba a Sanza per il Cervati Meeting

SANZA. L’ultimo girone (1980/2022) è il tour con cui il Litfiba hanno deciso di salutare il proprio pubblico, festeggiando i quarant’anni di storia della band (quaranta più due, in realtà, a causa dei due anni di fermo dovuti alla pandemia), mettendo così la parola fine ad una carriera che a vederli sul palco sembrerebbe poter durare per sempre (se anche voi ve ne state chiedendo il motivo, non sarà qui che troverete una risposta).

Il girone degnamente infernale, l’ultimo dicevamo – ahinoi – è iniziato in primavera per riprendere in estate, regalandoci alla fine di agosto – il 30 – una data in Cilento, a Sanza per la precisione, in occasione del Cervati meeting.

Una data che sapeva di fine, appunto: fine dell’estate, fine della band, ma ancora tanta, troppa voglia addosso; voglia di divertirsi, di festeggiare, di esserci, voglia di quella incredibile linfa vitale che si genera ai concerti, voglia di energia, di adrenalina, di elettricità, voglia di sentirsi vivi.

Un girone particolarmente vorticoso per me, poiché quello a Sanza è stato il terzo dei giri che ho fatto in questo tour, apprezzando la diversità di ogni concerto, delle scalette, delle serate e sempre ogni volta chiedendomi il perché: cosa faranno i Litfiba lontani dal palco? Piero Pelù potrà mai essere un nonno come gli altri e stare a casa a leggere favole ai nipoti?

No, inverosimile, lui rockstar ci è nato, deve stare su un palco perché è evidentemente il suo posto e lo sa anche lui. Quasi in apertura dice che da ragazzo suo padre lo esortava a non perdere tempo con la musica ed a costruirsi una famiglia ed indicando il numerosissimo pubblico presente dice di esserci riuscito. Come dargli torto?

Una famiglia quella che si riversa a Sanza per il meeting, più che mai eterogenea: giovani, meno giovani e persino giovanissimi, genitori che coinvolgono i figli, amici, coppie, estranei che diventano amici, c’è anche questo nella magia dei concerti.

Il pubblico inizia a riempire lo spazio e quando la band sale sul palco gli astanti non si contano più: oltre a Pelù e Ghigo Renzulli troviamo Luca Martelli alla batteria, Fabrizio Simoncioni alle tastiere e Dado Neri al basso. In apertura Ritmo#2, ed è subito festa.

Pelù è un mattatore, è un istrione, è incontenibile; Renzulli è plastico, quasi timido dietro la sua chitarra, binomio di incredibile complementarità che regge il palco oggi come quarant’anni fa con la stessa, incredibile efficacia.

La serata è densa ed incalzante con momenti trascinanti, altri più commoventi e con il solito impegno politico e sociale che caratterizza la band fin dagli anni ’80: dallo spreco d’acqua (Wodawoda) alla necessità di denunciare (Dimmi il nome), all’assurdità delle guerre (Eroi nel vento), tutte sapientemente introdotte da Pelù che da bravo frontman quale è non manca di trovare la chiave giusta per proporre ed attualizzare ogni pezzo. Che siano ancora attuali brani con testi di denuncia sociale scritti oltre trent’anni fa è agghiacciante a rendersene conto!

Tornano le guerre, la malavita organizzata, l’impegno e il disimpegno, ma in generale, l’atmosfera creata dai Litfiba è sempre positiva, come un’alchimia con qualcosa di magnetico, il sapore della serata è decisamente estivo e caldamente infernale.

Tutto il concerto è un viaggio lungo quarant’anni, un viaggio decisamente rock, non solo nel sound, una festa celebrativa, straripante di vitalità, travolgente, rumorosa, ma che per la gioia di tutti, non taglia fuori gli esordi new wave, né i brani più psichedelici, una di quelle feste che vorresti non finissero mai.

È un concerto coinvolgente ed impegnato che però sa intrattenere, con Pelù che forse è addirittura più sanguigno e magnetico adesso che nel tempo che fu, con la capacità che ha di infiammare il palco e far suonare tutto. Non mancano ovviamente le hits (El Diablo, Regina di cuori, Vivere il mio tempo, Spirito), ma la scaletta non è piaciona, anzi; Lulù e Marlene, ad esempio, è epica e la sempiterna Fata Morgana non è da meno.

Il concerto dura due ore piene, due ore di vita vera, elettrizzante, coinvolgente, sudata. Due ore per ripercorrere la parabola esistenziale della band ed in controluce di tutti i presenti, due ore che vorresti eternizzare.

«Vorrei che fosse così per sempre» dice l’amica con la quale sono venuta mentre è completamente coinvolta dalla musica ed in quel momento mi accorgo anch’io di non star pensando a nulla, ma di essere completamente abbandonata e rapita dalla sensazione di essere pienamente, quasi come avere un surplus di vita. Ripensateci Piero e Ghigo, suvvia, a costo di fare una brutta figura, di doverlo giustificare, di ammettere un errore, davvero, a nome di tutti: ripensateci, noi non vi giudicheremo.

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Nicoletta Severino

Nicoletta Severino

Danzatrice e coreografa, dirige la scuola di danza "Attitude" di Napoli. Proviene da studi filosofici e collabora con varie testate, trattando temi di attualità, di arte e di cultura.

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