I richiami alla sensualità in una tipica domus di Pompei

POMPEI. La diffusione di immagini sensuali ed erotiche a Pompei ha stupito archeologi e visitatori sin dalle prime scoperte a metà Settecento. Immagini dal contenuto erotico si ritrovano in tutti gli spazi della città antica: terme, santuari e ambienti di case.

La mostra “Arte e sensualità nelle case di Pompei” (visitabile nella Palestra Grande di Pompei fino al 15 gennaio 2023), che ha l’intento di illustrare e raccontare l’onnipresenza e il significato di soggetti sensuali ed erotici nella quotidianità dei pompeiani, conduce il visitatore attraverso una casa pompeiana ideale, con la scansione dei suoi diversi ambienti, nei quali sono esposte le opere: l’atrio, il cubiculum (stanza da letto), il triclinio (sala da banchetto) e il peristilio (giardino interno colonnato).

Si entra nell’atrium. Entrando in una casa romana, ci si ritrovava nell’atrium, una via di mezzo tra un cortile e una grande sala di accoglienza. A Pompei in molti atri troviamo esempi dell’arte tradizionale romana, che esprimono i valori sociali e religiosi della società.

Al tempo stesso, però, l’atrio diventa anche uno spazio dove esibire opere di ispirazione greca, caratterizzate da una nuova sensualità, come per esempio le raffigurazioni di Narciso, il giovane innamorato della sua propria immagine, o di Priapo, dio dell’abbondanza e della fertilità di origini greco-orientali, che spesso vigilava su ingressi e giardini.

Il cubiculum: molto più di una “camera da letto”. Intorno all’atrium si dispongono le “camere da letto” (cubiculum) che però non servivano solo per dormire. Qui si studiava, si faceva la toilette, ci si ritirava per conversazioni intime, incontri erotici, ma anche per discutere di affari delicati.

Nelle famiglie meno abbienti due o più persone dormivano in una stanza. Le pitture che decoravano il cubiculum spesso richiamano l’atmosfera di intimità, sia tramite soggetti idilliaci e sia tramite scene apertamente erotiche.

Immagini esplicite, non solo nel Lupanare. Immagini di coppie durante il rapporto sessuale sono spesso associate a luoghi della prostituzione, come nel caso del Lupanare a Pompei. Ma si trovano anche in ambienti privati. A partire dal III secolo a.C. si diffonde in ambito greco una letteratura di carattere erotico e sessuale che doveva essere conosciuta anche a Pompei. Le immagini, quindi, più che riflettere l’uso quotidiano dell’ambiente, potevano essere riferimenti più o meno colti a tale genere di letteratura.

Il soffitto del cubiculum della casa di Leda e Il Cigno. Un esempio di raffinatissimo soffitto di una stanza da letto è quello rinvenuto in crollo sul pavimento della Casa di Leda ed il cigno, poi ricomposto e restaurato e facente parte dei recenti scavi lungo la via Vesuvio a Pompei.

Il Triclinio, univa gusto e sensualità. Nel triclinium, che spesso si apre sul peristilio, chi se lo poteva permettere, celebrava lussuosi banchetti. Ma a differenza della cultura greca classica, dove il banchetto era riservato ai soli cittadini maschi e a musiciste, danzatrici e prostitute ingaggiate per l’occasione, nel mondo romano l’erotismo è più virtuale che reale: immagini di bei ragazzi e ragazze alludono a incontri etero e omosessuali, che fungevano da sfondo per conversazioni e discussioni tra donne e uomini quali partecipanti del banchetto.

Le sale da banchetto venivano utilizzate anche con la luce artificiale. L’efebo lambadoforo (“colui che regge la lucerna”) aveva la doppia funzione di contribuire all’illuminazione e servire da velato riferimento all’omoerotismo greco durante il simposio. In altre occasioni si usavano lucerne, che a volte erano decorate con scene erotiche simili a quelle che si trovano nella pittura parietale.

Il peristilio, uno spazio virtuale ispirato al mondo greco. Lasciando la parte “ufficiale” della casa, incentrata sull’atrium, si entra nello spazio più intimo del peristilio. Si tratta del giardino interno alla casa, con colonnato, che evoca in vari modi la cultura greca, a partire dal suo elemento caratterizzante, il quadriportico, che viene proprio dalla Grecia e si diffonde in ambito romano solo negli ultimi secoli prima di Cristo.

In mezzo ai quartieri abitativi di Pompei, i peristili nelle case dei ricchi appaiono come degli spazi virtuali che rimandano a un mondo diverso da quello quotidiano, come i paesaggi bucolici di una Grecia idealizzata. Qui i confini consueti tra i generi o tra uomini e animali si offuscano. È così che questi spazi all’aperto diventano un luogo privilegiato per l’esposizione di opere greche o di ispirazione greca, tra cui sculture di ermafroditi e centauri, soggetti della mitologia greca dal carattere ibrido.

La sensualità nella villa di Poppea a Oplontis. La villa A di Oplontis, con le sue pitture, giardini e sculture di elevata qualità, è espressione del lusso aristocratico, che si ispira alle grandi ville imperiali. La villa, infatti, apparteneva alla famiglia di Poppea, seconda moglie di Nerone.

Il gruppo scultoreo con satiro ed Ermafrodito che decorava il bordo della grande piscina è un sensuale intreccio di corpi, che richiama la lotta e l’amplesso erotico. Tra vialetti, aiuole e platani, due coppie di centauri e centaure erano la scenografica decorazione di una fontana.

La Casa di Loreio Tiburtino come “villa miniaturistica in città”. Tra i giardini più interessanti di Pompei vi è quello della casa di Loreio Tiburtino, che ospita una grotta per le ninfe, un triclinio e un biclinio estivi, sui cui letti si poteva cenare all’aperto, cullati dal rumore dell’acqua che scorreva in vasche (euripi).

Il canale superiore era decorato da statuette allusive all’Egitto e al repertorio di personaggi del mondo dionisiaco e di animali selvaggi. Addossata ad un muro perimetrale del giardino, la statua di Ermafrodito usciva dal verde delle aiuole, di inaspettata sensualità.

Non solo case: l’erotismo sul carro cerimoniale di Civita Giuliana. A nord delle mura di Pompei, in una villa suburbana in località Civita Giuliana, nel 2020 si sono rinvenute parti di un carro cerimoniale. Il carro, unico nel mondo romano, è un pilentum con quattro ruote, che era usato da donne con importanti cariche religiose, come sacerdotesse e vestali, o da matrone di alto rango per cerimonie e da fanciulle per le nozze.

È una sorta di carrozza con seduta, dotata di braccioli e schienale, e cassone ligneo rivestito in bronzo con un ricco apparato decorativo di tipo erotico. I medaglioni del carro presentano raffigurazioni erotiche con satiri che importunano menadi o ninfe, secondo una tradizione iconografica molto comune in età romana sia per gli affreschi sia per mosaici, sarcofagi e oggetti.

Le immagini di satiri, menadi e personaggi del mondo dionisiaco, così come di eroti legati a Venere, si riscontrano nelle pareti domestiche, e in particolare nelle stanze da letto (cubicula), così come negli oggetti da banchetto. La presenza ben visibile sul retro del carro sembra avere un messaggio esplicito all’eros, diventando anche una metafora matrimoniale, per l’assimilazione delle ninfe alle spose.

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Redazione Made in Pompei

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Made in Pompei è una rivista mensile di promozione territoriale e di informazione culturale fondata nel 2010.

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