Arte e sensualità nelle case di Pompei: al via la mostra nella Palestra Grande degli Scavi
POMPEI. Stupore, curiosità, imbarazzo sono tra le emozioni che archeologi e visitatori hanno provato dinnanzi a pitture e sculture da Pompei e da altri siti vesuviani sin dalle prime scoperte nel ‘700.
Con l’avanzamento degli scavi diventava sempre più evidente che immagini dal contenuto sensuale ed erotico, spesso distanti da una visione classicista del mondo antico, caratterizzavano praticamente tutti gli spazi della città, dalle case private alle terme, da osterie e bettole oscure, agli spazi pubblici della collettività. Tra le ultime scoperte, che hanno suscitato molto interesse, la Casa di Leda e il cigno e il carro cerimoniale con decorazioni erotiche di Civita Giuliana.
Con un pubblico molto eterogeneo, proveniente da tutto il mondo, che in questi mesi sta tornando a Pompei, la domanda di come spiegare l’onnipresenza della sensualità nell’immaginario di Pompei è più attuale che mai.
È questa l’esigenza “didattica” da cui prende spunto la nuova mostra organizzata dal Parco Archeologico di Pompei dal titolo “Arte e sensualità nelle case di Pompei”, inaugurata il 21 aprile 2022 nella Palestra Grande degli scavi e visitabile fino al 15 gennaio 2023. La mostra è sponsorizzata da American Express e da Hotel Caruso A Belmond, Hotel Amalfi Coast di Ravello.
A cura del direttore Gabriel Zuchtriegel e dell’archeologa Maria Luisa Catoni, professoressa all’Imt Alti Studi Lucca, la mostra si propone di essere una “chiave di lettura” che aiuti il pubblico a comprendere meglio quello che si vede nel sito.
Il progetto della mostra prevede, infatti, oltre all’esposizione alla Palestra Grande un itinerario alla scoperta di vari edifici del sito caratterizzati da affreschi e riferimenti al tema, raggiungibili con il supporto dell’app My Pompeii, che include una sezione dedicata.
L’allestimento, che occupa il portico ovest della Palestra Grande, condurrà il visitatore attraverso una casa pompeiana ideale, con la scansione dei suoi diversi ambienti, nei quali sono esposte le opere: l’atrio, il cubiculum (stanza da letto), il triclinio (sala da banchetto) e il peristilio (giardino interno colonnato).
Tra le 70 opere in mostra, tutte provenienti dai depositi del Parco Archeologico di Pompei, anche i due medaglioni in bronzo con scene erotiche del carro cerimoniale da Civita Giuliana. Sono esposti, inoltre, il raffinato soffitto del cubiculum (stanza da letto) della Casa di Leda ed il cigno (rinvenuto crollato sul pavimento, poi ricomposto e restaurato) e le tre pareti del cubicolo della Villa di Gragnano in località Carmiano, ricostruito dopo il recente restauro.
La mostra valorizza così anche le recenti scoperte nell’ambito del Grande Progetto Pompei e delle nuove indagini condotte sotto la direzione di Massimo Osanna, oggi direttore generale dei Musei e autore, con Luana Toniolo, del saggio “Il mondo nascosto di Pompei. Il carro della sposa, la stanza degli schiavi e le ultime scoperte” edito da Rizzoli.
Il nucleo centrale della mostra ospita opere da Oplontis (Ermafrodito e Satiro e due coppie di Centauri) in un allestimento-installazione che cerca di ricostruire la dimensione esperienziale, quasi cinematografica, che evoca il contesto e l’immaginario antico.
Inoltre, una guida per bambini, “I Centauri di Pompei” a firma del direttore con disegni di Daniela Pergreffi, si prefigge di spiegare un tema “difficile” ai più piccoli, seguendo le tracce del centauro Mares alla ricerca di una centauressa. Oltre a godersi il percorso di mostra, lungo il racconto, piccoli e grandi lettori incontreranno una serie di figure centrali del mito antico, da Narciso a Dioniso e Arianna.
«In questi tempi di emergenza pandemica e di guerra, la mostra – dichiara il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – vuole essere un inno alla resilienza del bello, ma lo vuole essere in una prospettiva storica, che ci aiuta a comprendere che anche in passato arte e immaginazione fossero intrecciate con relazioni e gerarchie sociali, culturali e politiche».
«Che oggi – prosegue – possiamo ammirare a Pompei una città antica con affreschi, statue e arredi trovati nella posizione in cui furono seppelliti durante l’eruzione del 79 d.C., è un dono meraviglioso della storia che dobbiamo preservare e trasmettere alle future generazioni».
«La mostra – conclude Zuchtriegel – che è quasi una specie di introduzione alla visita del sito, vuole contribuire a questo, valorizzando anche molte opere in deposito che in alcuni casi sono state restaurate e sottoposte a nuovi studi per essere esposti».
«Questa mostra – aggiunge Maria Luisa Catoni – appartiene alla tipologia delle mostre di ricerca, tesa valorizzare sì il bene e il sito ma anche le relazioni multiple, la collaborazione fra diverse metodologie di ricerca e le funzioni della tutela e della gestione. Permette al visitatore di stabilire un rapporto fisico fra ciò che è in mostra e altri oggetti e luoghi nel sito, incluse alcune nuove scoperte venute alla luce».
«Il visitatore – dice ancora l’archeologa – entra così in una mostra nella quale può non solo vedere oggetti di grande interesse e bellezza ma anche utilizzarli come altrettanti “puntatori” a diversi contesti: il contesto di Pompei e del sito archeologico, il contesto delle Ville, per esempio di Stabiae e Oplontis, il contesto dello scambio fra cultura greca e cultura romana nel corso del I secolo dopo Cristo, il contesto della codificazione e tradizione di immagini erotiche e sensuali, il contesto delle funzioni e usi di quelle immagini negli spazi che decoravano e così via».
«In pochi altri luoghi al mondo – conclude Catoni – è possibile proporre al visitatore una viaggio così ramificato e interattivo. E a Pompei questo è possibile anche per lo straordinario impegno che il sito persegue da alcuni anni nella ricerca e nella comunicazione della ricerca, come anche nell’apertura ai ricercatori di tutto il mondo».
«L’obiettivo di una mostra – dichiara Massimo Osanna, direttore generale dei Musei – è quello di raccontare, attraverso un filo conduttore, aspetti particolari di un’epoca, di un contesto storico, o individuare collegamenti tra più contesti. Ma devono nascere soprattutto da una ricerca scientifica e multidisciplinare in grado di condurre il visitatore alla conoscenza del passato».
«In questo caso – aggiunge – la mostra “Arte e sensualità nelle case di Pompei” consente di aggiungere al racconto, un pezzo inedito di storia del sito, frutto di recenti indagini e scoperte, che per la prima volta vengono mostrate al pubblico e in un ambito tematico dedicato. E in più recano in sé la storia di un complesso lavoro che ha visto coinvolte molteplici professionalità del Parco, ma anche istituzioni e forze dell’ordine in un’attività di comuni intenti, come nel caso del carro di Civita Giuliana, in un’area oggetto di depredamento ad opera dei tombaroli».
«In in altre situazioni – conclude poi Osanna – come per la ricostruzione del soffitto rinvenuto in crollo della casa di Leda e il cigno, sono la testimonianza del delicatissimo e spesso poco noto lavoro di ricomposizione dei frammenti ad opera dei restauratori».