Il mosaico di Alessandro: una delle più straordinarie opere d’arte mai rinvenute a Pompei

POMPEI. Milioni di tessere ed una superficie di eccezionale estensione (5,82×3,13 metri) ne fanno una icona d’arte del mondo antico: è lo straordinario “Mosaico di Alessandro”, noto anche come “Battaglia di Isso” o più familiarmente, per i suoi estimatori, “Gran Musaico”.

Tutti sanno che con questo appellativo, infatti, non ci si può che riferire al mosaico ritrovato a Pompei nel 1831: era custodito, sotto cumuli di cenere e lapilli, nella Casa del Fauno, dove decorava il grande pavimento della sala di soggiorno tra primo e secondo peristilio ed era al centro di una ricca “architettura” iconografica.

La magnifica opera musiva risale al II secolo a.C. e raffigura una scena della battaglia decisiva tra Alessandro Magno e il re persiano Dario, che cambiò il corso della storia.

Agli occhi degli scopritori, nel 1831, il capolavoro non soltanto si rivelò nell’unicità e nelle dimensioni della scena rappresentata, ma anche nello stato sostanzialmente buono di conservazione. Le ampie lacune riscontrate riguardavano, infatti, la sezione sinistra dell’opera, senza “intaccare” il fulcro della raffigurazione.

La decisione di distaccare il mosaico, per trasportarlo nel Real Museo Borbonico fu abbastanza travagliata: dopo circa 12 anni di accesi dibattiti, una commissione espresse parere favorevole e l’opera, il 16 novembre 1844, fu messa in cassa e condotta lentamente da Pompei a Napoli, su un carro trainato da sedici buoi.

Tra l’altro non mancarono gli imprevisti. Durante il tragitto, all’altezza di Torre del Greco, un incidente minacciò l’integrità del mosaico: l’opera fu sbalzata a terra e, soltanto nel gennaio del 1845, venne aperta la cassa per verificare l’integrità del capolavoro. Fortunatamente si poté tirare un sospiro di sollievo, perché il capolavoro non aveva subito danni.

La prima collocazione della Battaglia di Isso fu, dunque, il pavimento della sala CXL, secondo il progetto iniziale di Pietro Bianchi; fu Vittorio Spinazzola, nel 1916, a definirne la nuova sistemazione a parete nelle riallestite sale dei mosaici.

Da allora, in oltre un secolo, il “Mosaico dei record” – ancora oggi conservato al Museo Archeologico di Napoli, che ne ha avviato il restauro – ha catturato, con la sua bellezza magnetica, l’attenzione dei visitatori di tutto il mondo: dietro il fascino di un’opera senza tempo, si sviluppa il lavoro di scienziati ed esperti per garantire manutenzione e conservazione del nostro capolavoro.

Oggi a Pompei, nella sala di soggiorno tra primo e secondo peristilio della Casa del Fauno, si trova una copia fedele del famoso mosaico del II secolo a.C. posta in opera nel 2006.

Redazione Made in Pompei

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Made in Pompei è una rivista mensile di promozione territoriale e di informazione culturale fondata nel 2010.

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