La lunga storia dell’Hotel Diomede, uno dei primissimi alberghi di Pompei

POMPEI. “La Taverna del Lapillo” era una struttura collocata nella località detta Civita, appartenente al Comune di Torre Annunziata (oggi Comune di Pompei). Dai documenti storici e dalle mappe La Taverna era già in funzione dall’aprile del 1748, quando Re Carlo di Borbone (1716-1788) diede inizio agli scavi per le ricerche archeologiche.

In un primo momento (data la sua presenza sulla strada provinciale delle Calabrie) fu luogo di sosta per carrettieri e viandanti che la percorrevano quotidianamente ma poi, visto il prosieguo delle scoperte archeologiche che man mano venivano alla luce, fu anche luogo di dimora di operai addetti allo scavo e soprattutto di visitatori che accorrevano per vedere e studiare i meravigliosi resti archeologici della antica Pompei.

In seguito, con decreto Reale del 16 marzo 1815 il Re di Napoli Gioacchino Murat (1767-1815) concesse la Taverna e tutti i terreni al capo divisione del Ministero dell’Interno, architetto Raffaele Minervini, che la tenne fino alla sua morte.

In seguito la Taverna fu data in fitto al signor Francesco Prosperi, il quale, grazie ai grandi lavori di ampliamento effettuati, la trasformò in albergo, battezzandola col nome “Hotel Bellevue” e poi la denominò “Hotel Diomede” (in foto a sinistra).

Nel periodo che seguì l’Unità d’Italia leggendarie furono le continue soste nella taverna del famigerato brigante Antonio Cozzolino, detto Tonino ‘o “Pilone” (ex sergente delle Guardie Borboniche, che si distinse nella battaglia di Calatafimi agguantando la bandiera dei Mille e strappandola all’alfiere Menotti).

L’origine del soprannome è tuttora incerta e dibattuta, ma l’unica cosa sicura è che le testimonianze raccontano di un uomo di grande corporatura, simile ad un pilone dal petto grande e villoso, che spesso e volentieri allietava i suoi appuntamenti galanti e notturni, tra una fuga e l’altra, con numerose bottiglie di champagne, bevanda preferita dalla sua amante tenutaria, la signora Pacileo.

Inoltre nell’Hotel Diomede dimorò per un lungo periodo anche lo scrittore inglese Edward Bulwer-Lytton (1803-1877): quest’ultimo, ispirato dal luogo, scrisse il romanzo “Gli ultimi giorni di Pompei”, da cui furono tratti ben 7 film, il primo dei quali datato 1908 dei registi Arturo Ambrosio e Luigi Maggi.

In seguito al dissesto finanziario degli eredi Prosperi la proprietà fu messa all’asta e dopo un breve periodo che vide proprietari i coniugi Aurelio e Giulia Item, fu acquistata dalla Società Autostrade Meridionali nel 1930, che per pubblica utilità lo demolì per costruire il tronco autostradale.

Oggi di quell’albergo che probabilmente fu uno dei primi nati a Valle di Pompei, resta la solitaria nicchia di pietra vulcanica posta sul lato destro della salita che porta verso la stazione della Circumvesuviana di Villa dei Misteri (fonte Sylva Mala XVI, bollettino del Centro studi archeologici di Boscoreale, Boscotrecase e Trecase, pagg. 8-9).

Luigi Ametrano

Luigi Ametrano

Imprenditore alberghiero con la passione per la scrittura e la storia recente di Pompei

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