Due interrogazioni parlamentari invocano l’invio di una commissione d’accesso a Pompei
POMPEI. È partita verso la fine del 2023 una interrogazione parlamentare del M5S. Le argomentazioni sono più o meno le stesse di quelle contenute in una precedente interpellanza (datata novembre 2023) firmata dal senatore della Lega, Cantalamessa.
Alla base stanno le denunce contenute nelle reiterate interrogazioni dell’opposizione in consiglio comunale con un espediente probabilmente ritenuto elegante e risolutivo nei confronti di Prefettura e Magistratura locale. Il più attivo su questo versante è oggettivamente il consigliere comunale di opposizione Domenico Di Casola.
Si parte dalla sentenza del 2015 (successivamente prescritta) che prevedeva una condanna a 2 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici dell’attuale primo cittadino di Pompei per passare a presunti aggiustamenti di pratiche edilizie per alimentare il voto di scambio.
Di Casola ha anche fatto sapere sui social di presunte pressioni dei vertici istituzionali pompeiani esercitate allo scopo di evitare una terza iniziativa pronta a partire con un testo già redatto da parte di Forza Italia.
La strategia è chiara (anche perché non è nuova). S’intende indurre il prefetto di Napoli ad andare a vedere i dossier riguardanti importanti condoni edilzi, lavori pubblici (via Lepanto), gare d’appalto di servizi (rifiuti urbani e parcheggi) oltre che concorsi pubblici ed assetto della trasparenza mediatica.
Si tratta, in poche parole, di una richiesta indiretta di una commissione d’acceso al Comune di Pompei, che se per l’opposizione potrebbe essere un passo avanti verso lo scioglimento dell’amministrazione comunale, nella sostanza non è altro che una procedura ispettiva istituzionale.
La procedura avrebbe lo scopo di appurare la fondatezza delle reiterate denunce da parte della minoranza politica di Pompei, ma ora ribadite da interrogazioni parlamentari di contrapposto colore politico.
