Napoli: un viaggio oltre i confini dell’umanità al Piccolo Bellini
NAPOLI. Confini disumani, spettacolo crudo ed intenso, opera della coreografa Roberta Ferrara, è in scena al Piccolo Bellini di Napoli il 16 e 17 dicembre 2023, nell’ambito della stagione di danza a cura di Emma Cianchi e Manuela Barbato.
Entrambe le serate presentano in apertura performance di allievi di scuole di danza campane, iniziativa lodevole, che reitera una prassi in uso nei concerti, dove l’opening degli eventi è affidato molto spesso a giovani band emergenti.
L’idea di ripetere lo schema in ambito teatrale offre l’occasione a giovani danzatori di confrontarsi con il palco e con il pubblico, di farsi conoscere e di assaporare quella che sarà, si spera, la loro professione.
Poi il palco è lasciato alla compagnia Equilibrio Dinamico che porta in scena, come suggerisce il titolo della performance, “l’oltrepassamento” dell’umanità, il suo trapassare nel disumano, la tragedia vera e profonda del nostro tempo, e non solo di esso. La storia si ripete, con nuovi attori, nuovi confini, ma l’umano sembra arduo a ritrovarsi, sembra sempre più lontano, eppure niente di più prossimo dovremmo possedere.
Nella rarefatta penombra del disegno luci di Roberto Colabufo e negli abiti sdruciti ideati da Franco Colamorea, si muovono i danzatori diretti da Roberta Fontana, portando in scena in maniera diretta, realistica e quasi tangibile, la nostra disperata attualità.
I personaggi sono uomini ridotti all’essenziale, privati di tutto, meno che della vita, costretti a lottare al solo fine di mantenerla. Uomini privati di tutto, costantemente esposti al pericolo primordiale: quello della morte, uomini figli di una società che non li considera in quanto tali, uomini che affrontano tutto, qualsiasi lancio nel vuoto, pur di tenersi attaccati alla vita, uomini che affrontano il mare.
La colonna sonora è in grado di afferrare allo stomaco e creare nel pubblico grande coinvolgimento, così come le immagini, toccanti e nude, dirette e vere, create sulla scena.
I danzatori corrono il rischio, così come gli uomini di cui vestono i panni, si lanciano, alla cieca, e sopravvivono, guidati dalla forza della disperazione e dalla consapevolezza che negli altri sopravvivranno sempre.
Confini disumani è una bella performance, drammatica, senza pesantezza, piena di realtà, che è la cosa più bella che si possa portare in scena, e che lascia più di uno spettatore commosso.
Ispirata al testo Solo andata di Erri De Luca, riesce a farsi quasi Odissea, perché in fondo, di viaggi tra mille pericoli e dal rischio estremo si tratta, e ad un’Itaca si ambisce. L’ostacolo però qui non ha nulla di soprannaturale, l’ostacolo è l’uomo stesso, che vuole sopraffare l’altro uomo. Raggelante eppure vero.
“Noi siamo il rosso e il nero della terra, un oltremare di sandali sfondati, il polline e la polvere nel vento di stasera. Uno di noi, a nome di tutti, ha detto: non vi sbarazzerete di me. Va bene, muoio, ma in tre giorni resuscito e ritorno” (Erri De Luca).