“Noi dimenticati”: anche a Pompei sono scesi in piazza gli operatori del turismo religioso
POMPEI. Anche la città mariana ha risposto “presente” all’ondata di protesta partita dai centri italiani interessati dalla presenza di luoghi di culto e che tra 2020 e 2021 hanno visto il crollo pressoché totale dei flussi di turismo religioso a fronte di ristori da parte del Governo giudicati “Insufficienti”.
Ieri, venerdì 2 aprile 2021, in una data simbolica essendo il Venerdì Santo, sono scesi in piazza contemporaneamente i commercianti di Pompei, Assisi, Cascia, Loreto e San Giovanni Rotondo per chiedere alle istituzioni qualche forma di aiuto per le aziende del settore del turismo religioso.
Tra i “Dimenticati”, come si sono definiti nel corso della protesta, ci sono venditori ambulanti e in sede fissa di souvenir, ma anche agenzie di viaggio, ristoratori, alberghi e tutto l’indotto che gira intorno a pellegrinaggi e visite a luoghi di culto.
«Questa sera insieme alle città santuario di Assisi, Loreto, Cascia e San Giovanni Rotondo, ricordiamo la nostra “Via Crucis”» ha detto ieri in diretta tv su Tg3 Regione Gino Longobardi, presidente della Confcommercio Pompei.
«Le nostre attività commerciali – ha aggiunto – sono notevolmente penalizzate, con dei casi in cui c’è un calo di fatturato che supera il 90 per cento. La nostra richiesta al Governo è di avere nel più breve tempo possibile i ristori per tutte le attività impegnate nel turismo religioso».
Non va meglio, ovviamente, per le attività ricettive, rappresentate ieri sera in piazza da Rosita Matrone, presidente Federalberghi Pompei. «Chiediamo – ha spiegato ieri in diretta – un aiuto concreto per tutto il comparto del turismo, perché in questo modo non riusciremo ad avere una ripartenza veloce se le istituzioni non ci sono vicine e non ci aiutano».
Dopo la diretta su Rai 3, sono seguiti altri collegamenti in contemporanea con i “colleghi” imprenditori delle altre città-santuario italiane, in cui gli esponenti di Confcommercio Pompei hanno avuto modo di esprimere le proprie preoccupazioni. I lumini accesi e mostrati alle telecamere stavano ad indicare che il comparto è ormai allo stremo delle forze.
Basti solo ricordare che nel 2020 l’afflusso di fedeli al Santuario di Pompei (in forma singola o organizzata attraverso i pellegrinaggi) ha subito un crollo vertiginoso che è stato stimato – secondo fonti della prelatura pompeiana – tra il 95 e il 97% rispetto all’anno precedente.
Un crollo verticale che, ovviamente, unito al venir meno anche del turismo archeologico, ha messo in ginocchio un intero comparto: dai commercianti di oggettistica ai venditori di souvenir, dalle attività di ristorazione e somministrazione a quelle ricettive. Solo a Pompei si parla di diverse migliaia di unità lavorative (tra aziende, dipendenti e stagionali) rimaste senza lavoro, ma chiaramente la drammaticità del dato emerge dall’esame del quadro nazionale.
L’amministrazione comunale di Pompei anche ieri sera ha mostrato vicinanza agli operatori economici in protesta. «L’amministrazione – ha detto Michele Troianiello, assessore alle Attività produttive – è vicina a tutti i commercianti di Pompei. Ormai è più di un anno che le aziende si trovano ad affrontare un grosso periodo di difficoltà, anche economica. Prima della pandemia tanti giovani hanno investito nel nostro territorio, ora però si trovano in grossa difficoltà proprio perché, oltre a non poter lavorare, devono rientrare dagli investimenti fatti».
«Chiediamo – ha concluso l’esponente della giunta Lo Sapio – un ulteriore sforzo al Governo per far sì che queste attività possano riaprire, evitando in questo modo anche la perdita di tanti posti di lavoro. Noi però non ci dobbiamo fermare e l’amministrazione ha dato un segnale forte con l’inizio della campagna vaccinale insieme ad Asl e Regione».