Castellammare, progetti e prospettive di rilancio per le Ville di Stabia e la Reggia di Quisisana
CASTELLAMMARE DI STABIA. Sulla collina del Varano, all’ombra del Vesuvio, ricche e sfarzose splendevano delle ville a carattere residenziale con vasti quartieri abitativi, strutture termali e portici riccamente decorati con pitture colorate. Villa San Marco e Villa Arianna sono alcune di queste residenze portate parzialmente in luce e non ancora indagate. Abbiamo intervistato Francesco Muscolino, funzionario archeologo e direttore del sito di Stabia che ci parla di progetti e nuove prospettive di rilancio di questi due gioielli archeologici stabiesi.
Riaperture scaglionate per i siti periferici afferenti il Parco Archeologico di Pompei. Quali le novità per Stabia?
«Villa Arianna e Villa San Marco sono state riaperte al pubblico, rispettivamente, il 17 e il 24 giugno. Sono stati creati percorsi di visita secondo le indicazioni per il contenimento del Covid-19, in maniera tale da consentire una visita in tutta sicurezza. Si è cercato di permettere ai visitatori una visita la più ampia possibile, anche se gli ambienti più angusti rimangono chiusi secondo le indicazioni appena ricordate, ma sono comunque ben visibili dall’esterno. Si è inoltre fatto in modo che i percorsi, pur essendo obbligati, non siano percepiti come una forzatura. Le ampie aree verdi, inoltre, permettono di godere di momenti di sosta e di riposo nel corso delle visite».
È recente la notizia del trasferimento definitivo dei numerosi reperti delle ville stabiane. Quali sono i progetti per la Reggia di Quisisana deputata alla ricezione di questo importante materiale archeologico?
«La Reggia di Quisisana è destinata a diventare, sempre più, quell’importante polo culturale ed espositivo che merita di essere. Il 15 ottobre 2019 è stato firmato tra il Comune di Castellammare di Stabia, proprietario dell’immobile, e il Parco Archeologico di Pompei un accordo in virtù del quale una parte significativa della Reggia e del suo giardino sono stati concessi al Parco Archeologico di Pompei per la realizzazione di varie iniziative. Tra queste, la creazione di una esposizione permanente, al piano nobile della Reggia, che esponga un’ampia scelta di reperti provenienti da Stabiae e dal suo territorio. Si prevede di inaugurare una parte di questo percorso espositivo già nel corso di questa estate. I reperti che non saranno esposti troveranno degna collocazione nei depositi visitabili collocati nell’ala della Reggia un tempo destinata a stalle e depositi, anch’essa pregevole dal punto di vista architettonico. Il trasferimento dei materiali dal vecchio Antiquarium Stabiano è ormai pressoché terminato».
Stabia e Castellammare, quanto il territorio può fare la differenza in una collaborazione non solo “archeologica” ma soprattutto turistica?
«L’impressione che ho ricavato in questo anno e mezzo di lavoro a Stabia è che Castellammare e il territorio siano molto ricettivi nei confronti di proposte culturali relative alle ville e all’archeologia stabiana. Per fare un esempio, le dodici aperture serali di Villa San Marco nell’estate 2019, con visite guidate, concerti, letture e spettacoli teatrali, hanno attirato, nel complesso, quasi settemila visitatori, molti dei quali cittadini di Castellammare e dei comuni limitrofi. Le ville di Varano e la Reggia di Quisisana hanno tutte le potenzialità per diventare veri e propri attrattori turistici, con iniziative non solo “archeologiche” ma culturali in senso lato».
Ci sono programmi che possano stimolare l’integrazione con il territorio e l’imprenditorialità giovanile?
«Un settore che si spera di incrementare sempre più è la collaborazione con le scuole di ogni ordine e grado, al fine di contribuire alla formazione di studenti attenti al patrimonio culturale e alla sua corretta valorizzazione».
I siti di Stabia risentono delle difficoltà di collegamento con la rete dei trasporti pubblici, con evidenti difficoltà a raggiungere la collina di Varano o il Quisisana. Sono previste delle soluzioni in tal senso per agevolare la fruizione dei siti?
«Il Parco Archeologico di Pompei fa quanto è di sua competenza, ma naturalmente serve una sinergia con gli enti locali per risolvere le difficoltà di accesso sia alle ville di Stabia sia al Quisisana. Come è noto, infatti, le ville e la reggia si raggiungono comodamente in auto, mentre è molto difficile raggiungere i siti con mezzi pubblici, anche se molti coraggiosi turisti che si spostano in treno raggiungono le ville salendo a piedi dal centro di Castellammare e questa è la conferma di quanto le ville attraggano il turista colto e non frettoloso».
Le ville di Stabia costituiscono un’eccellenza del patrimonio archeologico vesuviano. Cosa secondo lei può costituire particolare motivo di attrazione per un turista?
«Sicuramente uno dei motivi di maggiore attrazione turistica delle ville è il loro ottimo stato di conservazione e la straordinaria qualità degli apparati decorativi. Le ville di Stabia offrono al visitatore un aspetto diverso della vita antica rispetto, ad esempio, a Pompei. Esse, infatti, danno una precisa immagine di quello che doveva essere una villa extraurbana, con grandi spazi impensabili all’interno di una città, con una profusione di lusso ma, nello stesso tempo, con impianti produttivi, depositi, stalle, zone servili, a conferma dell’importante ruolo economico svolto da queste ville nel territorio».
Ci sono nuovi progetti di scavo per poter riportare interamente in luce le strutture ancora sepolte?
«Il Parco Archeologico di Pompei ha in cantiere alcuni interventi che prevedono anche lo scavo di parti ancora sepolte delle ville. Come di consueto, di tali scavi si darà puntuale informazione non appena saranno in corso».
Nell’area circostante le ville, sono presenti edifici rurali in abbandono. È possibile immaginare la loro acquisizione per potenziare l’offerta di fruizione dei siti?
«Alcuni degli edifici rurali presso Villa San Marco sono in realtà di proprietà demaniale e si dovrà avviare un progetto di riqualificazione degli edifici e dell’area circostante per migliorare, almeno dal punto di vista del decoro, la fruizione dei siti».
Da direttore dell’area di Stabia può tracciare un bilancio di questa sua attività?
«Premettendo che mi occupo dell’area di Stabia dal gennaio 2019, mi sento di poter tracciare un bilancio positivo dell’attività finora svolta, con la direzione del prof. Massimo Osanna, sempre molto attento all’area di Stabia e al Quisisana, e lavorando quotidianamente a fianco di colleghi molto motivati Sicuramente ancora molto resta da fare, però ritengo che in questo periodo sia stato fatto parecchio per migliorare il decoro all’interno e all’esterno delle ville, per rendere fruibili aree prima non pienamente utilizzate (ad esempio il bel prato con ulivi a monte di Villa Arianna), per offrire al pubblico un’ampia offerta culturale».
Cosa immagina per il futuro di Stabia?
«Immagino una sempre maggiore integrazione con il territorio in tutte le sue componenti. Un aspetto da curare, ad esempio, è come ho detto, l’apertura delle ville e del Quisisana per le attività didattiche delle scuole. Stabia, inoltre, deve continuare a essere un centro di ricerca in cui, con il coordinamento scientifico del Parco Archeologico di Pompei, continuino a lavorare università e altri centri di ricerca italiani ed esteri. Sul piano dei lavori, tra i vari progetti in corso si segnalano il progetto di aprire al pubblico il grande peristilio di Villa Arianna, l’abbattimento delle barriere architettoniche in entrambe le ville, vari interventi per il miglioramento del percorso di visita di Villa San Marco (con la creazione di un nuovo accesso e la possibilità di visitare anche la zona servile). Moltissimo lavoro resta da fare, ma sono fiducioso che esso potrà essere compiuto ridando alle ville di Stabia quella centralità e quella attenzione che meritano».