La Vergine di Batnaya a Pompei: fu sfregiata nel 2014 in Iraq
POMPEI. Resterà fino a domenica 11 giugno 2023 nella Parrocchia dell’Immacolata Concezione a Pompei, la statua della Beata Vergine proveniente da Batnaya, una cittadina della Piana di Ninive, in Iraq, che fu profanata dai terroristi islamici dell’Isis che occuparono la città nell’agosto 2014.
Batnaya si trova nel nord dell’Iraq, a circa 24 chilometri da Mosul. Prima dell’arrivo dell’Isis risiedevano circa 950 famiglie cattoliche che sono dovute fuggire per scampare a una morte certa.
Quella dove si trova Batnaya è stata una delle aree più pesantemente attaccate, tanto che due terzi delle abitazioni sono state completamente distrutte o incendiate dai jihadisti.
In quel periodo nella Piana di Ninive sono state profanate e semidistrutte chiese (oltre 300), cimiteri e monasteri. I libri sacri venivano incendiati, le icone e le statue vandalizzate, spesso decapitate e usate per il tiro al bersaglio. Sulla cima dei campanili le croci erano sostituite dalla bandiera nera dell’Isis.
Alcune statue sono state recuperate, ma in molti casi le comunità cristiane hanno scelto di lasciare evidenti i segni delle profanazioni, affinché i fedeli possano ricordare la loro resistenza alla persecuzione e la forza della loro fede. Giunta a Pompei lo scorso 4 giugno, La statua della Vergine di Batnaya resterà nella più piccola tra le Parrocchie pompeiane per una settimana, fino a domenica 11 giugno.
È una settimana di preghiera e anche di impegno concreto non solo per i cristiani in Iraq, ma per tutti gli uomini che nel mondo professano la propria fede rischiando la propria stessa vita.
«Compiremo dunque – ha detto il parroco, don Sebastiano Bifulco – un cammino tra memoria e dolore, esponendo alla devozione dei fedeli questa statua della Beata Vergine giunta in Italia per un’iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, la Fondazione Pontificia che sostiene i cristiani perseguitati nel mondo».
La fondazione lavora costantemente per consentire il ritorno a casa delle famiglie cristiane aggredite dall’Isis e ha sostenuto la ricostruzione o il restauro di case, asili e scuole distrutte o gravemente danneggiate. A oggi nella Piana di Ninive sono state rese nuovamente abitabili quasi 3.000 delle oltre 14.000 case bisognose di interventi a causa dei gravi danni subiti.
Altrettante famiglie sono così tornate nei loro luoghi di origine scongiurando il pericolo che i cristiani scampati alla furia dell’Isis, abbandonassero l’Iraq per cercare altrove condizioni di vita dignitose. Nel 2003 erano circa 1,3 milioni in tutto il Paese, oggi sono appena 250.000.
Per permettere ai fedeli di vivere comunitariamente la fede, partecipare alla Messa e alle catechesi, ricevere i sacramenti e inoltre per consentire alle comunità religiose di tornare nei conventi, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sostenuto anche la ricostruzione o il restauro di strutture religiose.
Nell’ultimo triennio sono state 39 quelle tornate alla loro funzione, tra cui il convento Nostra Signora del Rosario delle suore domenicane a Teleskuf, la chiesa di San Giorgio a Bartella e il Centro pastorale Vergine Maria a Bashiqa.