Lili Elbe Show al Teatro Bellini di Napoli: la poetica di un racconto non-racconto

NAPOLI. Se si dovesse descrivere con una sola parola Lili Elbe Show, quella parola sarebbe senza dubbio “poetico”. Poetico nella scelta della storia da raccontare, poetico nel modo di raccontarla, poetico nell’allestimento scenico, poetico nel modo di raccontare, poetico sopra ogni cosa il modo di danzare.

La storia è quella del pittore paesaggista Einar Wegener e di sua moglie, la ritrattista Gerda Wegener ed è andata in scena al Teatro Bellini di Napoli da venerdì 17 a domenica 19 febbraio 2023 con la firma dei coreografi ed interpreti Sasha Riva e Simone Repele.

La pièce, ispirata al romanzo The Danish girl di David Ebershoff, va ben oltre l’aspetto biografico della vicenda degli artisti rappresentati. Einar Wegener – divenuto poi Lili Elbe – è una delle prime transgender della storia, e la scrittura coreografica di Riva e Repele riesce a scandagliarne l’inconscio, a rappresentarne vividamente la sfera emotiva.

È un racconto abilmente sublimato, che ci trasporta in una dimensione “altra”, in cui la dimensione onirica e quella reale coesistono senza forzature, in cui personaggi non reali prendono vita ed interagiscono con i protagonisti, dando vita a momenti di rara intensità.

L’aspetto narrativo è quasi inesistente, a tutto vantaggio della rappresentazione emotiva della storia, come se questa si emancipasse da se stessa, per non essere più solo la storia di Einar e Gerda, ma di tutti quelli che vivono un dissidio interiore e lottano cercando una pacificazione.

Una vicenda intima e personalissima, che i coreografi sono capaci di rendere un po’ di tutti, facendo attraversare agli spettatori quella cornice senza specchio in scena che è un passaggio a quella dimensione interiore, oscura, profonda che trasfigura e rappresenta una complessa interiorità.

È dalla cornice cha viene fuori la “petite femme fatale” che è la parte femminile di Einar, ma anche la figlia che i due coniugi non sono mai riusciti ad avere.

È una porta, la cornice, verso quel mondo interiore e popolato di visioni in cui Einar vede già la Lili che vive dentro di lui e Gerda lo sostiene nel farla venire fuori e nel dare spazio alla ricerca della sua più profonda identità. Molto bella la figura di lei: forte, centrata, delicata.

Sostenuti da altri personaggi, che non appartengono alla dimensione concreta, ma a quella sublimata della trasfigurazione, i due coreografi raccontano la storia dei due pittori, quasi senza raccontarla, con una delicatezza inesprimibile, supportata dall’abilità di tutti i danzatori in scena. Un racconto non-racconto, che parte da una storia e si emancipa da essa per essere molto di più.

Infine lui, Einar, su una sedia a rotelle e tutti i personaggi attorno vestiti di camici bianchi e strumenti operatori a sostenerlo nella metamorfosi finale.

La danza ha questo potere: andare oltre le storie, raccontarle da dentro, farci entrare dentro lo spettatore, renderne la potenza. Lili Elbe Show lo riesce a fare divinamente; poeticamente come solo la danza sa fare.

Nicoletta Severino

Nicoletta Severino

Danzatrice e coreografa, dirige la scuola di danza "Attitude" di Napoli. Proviene da studi filosofici e collabora con varie testate, trattando temi di attualità, di arte e di cultura.

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