La torre di via Plinio: quando gli Scavi di Pompei si potevano ammirare dall’alto

POMPEI. Andare a Pompei, a visitare la città romana distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è oggi un’esperienza straordinaria ed affascinante, che va fatta almeno una volta nella vita.

Entrare tra le rovine e camminare tra le strade, le case (alcune perfettamente conservate) e i giardini vuol dire calarsi nella Roma di duemila anni fa.

Però per apprezzare la vera grandezza e imponenza del sito archeologico (patrimonio dell’Unesco) bisogna guardarlo dall’alto. Oggi per noi del XXI secolo, che siamo in pieno progresso, ci sono varie tecniche come per esempio i droni, apparecchi telecomandati a distanza che danno la possibilità di apprezzare gli scavi dall’alto.

Invece nei primi anni del Novecento non vi erano queste apparecchiature sofisticate e la direzione dei R.R. (“Regi”) scavi archeologici di Pompei si adoperò insieme ai privati per individuare i punti più alti di osservazione, per far sì che i turisti potessero osservare lo spettacolo archeologico.

Uno dei punti più alti risultò essere il palazzo appena fuori le mura di Porta Stabia, in località San Paolino: sull’attico del palazzo, di grandi dimensioni, fu montata una torretta fissa, di legno e ferro, con relativa scaletta che permetteva ai turisti di raggiungere il belvedere per poter osservare gli scavi dall’alto.

All’apice della torretta vi era posizionato un treppiede con un cannocchiale di grandi dimensioni e, su richiesta, anche un ombrellone che permetteva ai visitatori di ripararsi dal solleone.

Per quel periodo fu veramente una trovata innovativa, che in poco tempo richiamò una grande mole di turisti, anche stranieri.

L’entrata era situata su l’attuale via Plinio, immediatamente affianco alla trattoria napoletana denominata “Al panorama di Pompei”, un ristorante dell’epoca con giardino gestito dal proprietario, Pasquale Princi, che dava la possibilità di assaggiare qualche piatto tipico.

Inoltre ai clienti che si recavano alla visita del panorama e pranzavano nel locale, la direzione offriva lo stallaggio gratis dei cavalli.

Nella seconda foto in galleria c’è un vero documento dell’epoca: si può innanzitutto osservare la trattoria con i clienti che consumano seduti all’esterno.

Sul lato sinistro, appena dietro la carrozzella, una sorta di gazebo di legno dove campeggia un cartello con la scritta “entrata al panorama di Pompei” e, alle spalle, in lontananza, la torre d’osservazione.

Nel gazebo erano disponibili per i visitatori che si recavano al belvedere binocoli, cannocchiali e lenti d’ingrandimento. Inoltre al visitatore veniva fornita una brochure con foto in diverse lingue con una dicitura che era un invito a vedere la torre.

“Dal belvedere del palazzo situato all’entrata dei R. R. Scavi a porta Stabiana – c’era scritto – si gode la veduta generale dell’antica città. Il panorama delle ruine, di notte al chiarore della luna, costituisce uno spettacolo incantevole ed indimenticabile e solamente da questo belvedere si possono ritrarre fotografie della spenta città».

Inoltre dalla torretta di osservazione venivano eseguite anche foto dall’alto degli scavi per uso cartoline. Non c’è che dire, il belvedere era una proposta già avanti nel tempo, che consentiva a tutto l’indotto turistico di sbarcare il lunario.

Oggi i due immobili, sia il palazzo della torretta che il ristorante, sono parte integrante del Parco archeologico di Pompei, che li utilizza per uffici con l’accesso dal viale di San Paolino.

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Luigi Ametrano

Luigi Ametrano

Imprenditore alberghiero con la passione per la scrittura e la storia recente di Pompei

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