La data della distruzione di Pompei: studiosi a confronto, ma il “mistero” resta
POMPEI. La data del 24 ottobre 79 d.C. dell’eruzione pliniana che distrusse Pompei è stata considerata, nella comunicazione storica e archeologica, la più probabile negli anni recenti. Ne consegue che è stata considerata, dal ceto scientifico accreditato, più probabile della data documentale del 24 agosto. Successivamente, c’è stata una revisione a riguardo, perché il dibattito competente ha visto prevalere l’originaria datazione del 24 agosto, perché è l’unica dotata di solide basi documentali.
In effetti, dopo che diversi studiosi avevano proposto con ipotesi (ritenute successivamente infondate) date alternative al 24 agosto, che figura nella lettera inviata a Tacito da Plinio il Giovane (trascritta da numerosi amanuensi e tradotta in diverse lingue), il classicista Pedar Foss ha riportato, con attenta analisi filologica, la questione al punto di partenza.
Vale a dire ha ripristinato, con un suo studio articolato, la data attestata nella missiva di Plinio il Giovane, dopo aver dimostrato l’incongruenza delle ipotesi alternative. «Questo non vuol dire che il 24 agosto sia necessariamente la data corretta» ha commentato Gabriel Zuchtriegel nel corso del convegno internazionale “Pompei 79 d.C. questioni di merito e di narrazione storica”.
«Plinio il Giovane potrebbe essersi sbagliato» ammette comunque il direttore del Parco archeologico di Pompei, che ne fa una questione di metodo, perché sembrerebbero dimostrare il contrario alcuni reperti rinvenuti nei parchi archeologici vesuviani (testimonianze botaniche e numismatiche, tessuti pesanti, bracieri, frutti e piante autunnali).
Il dibattito, a riguardo, avviato alla fine del XVIII secolo, sulla base dei più svariati rinvenimenti, scoperte e/o analisi di nuovi reperti, ha alimentato colte conversazioni con argomentazioni che, oltre lo scopo originario della fissazione della data ufficiale della distruzione di Pompei, hanno avviato ricerche che, al di là dei risultati immediati, hanno esteso la conoscenza multidisciplinare del mondo antico a tutto vantaggio della storia e della cultura.
Per questo motivo è stato generalmente apprezzato il dibattito (in alcuni tratti animato) che si è svolto tra gli intervenuti il 21-22 novembre 2025 presso l’Antiquarium di Boscoreale su una tematica che ha finito per coinvolgere (ma non certo per fissare una data) archeologi e storici ma anche grecisti, botanici, geologi, vulcanologi, astronomi e financo studiosi di culture arabe.
Alla fine è stata messa in evidenza la circostanza che le date restano ferme nella storia, intanto col passare del tempo tutto è soggetto a cambiamento e cambiano anche le forme del sapere: il tempo, il clima, le usanze, gli stili di vita e le regole per suddividere le stagioni. Ne consegue che, una volta appresa la data riferita ad un episodio storico di un tempo lontano, bisogna averne presente le forme di vita e la cornice ambientale per interpretarlo e commentarlo compiutamente.
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