L’omelia di mons. Pisanello: fede e pace al centro della Supplica di Pompei
POMPEI. «È il più grande dono che la Madre Maria potesse concedermi». Con queste parole mons. Vincenzo Pisanello, vescovo di Oria, ha aperto la sua omelia durante la Supplica alla Beata Vergine del Rosario di Pompei, celebrata il 5 ottobre 2025 nella Basilica fondata dal Beato Bartolo Longo. Un momento di intensa spiritualità, segnato dalla gratitudine verso il fondatore della Nuova Pompei, nel 99esimo anniversario della sua nascita al cielo.
Accolto da mons. Tommaso Caputo, arcivescovo-prelato di Pompei, mons. Pisanello ha espresso profonda commozione per essere tornato nella città mariana legata alla sua stessa diocesi, quella di Oria, dove nacque Bartolo Longo. Rivolgendosi ai pellegrini, giunti nonostante la pioggia, il presule ha invocato la benedizione della Vergine affinché ciascuno potesse ripartire da Pompei «rinnovato, riconciliato e desideroso di santità».
Nel richiamare la Parola di Dio della XXVII domenica del Tempo Ordinario, il vescovo ha ripreso il grido del profeta Abacuc come riflesso delle sofferenze del mondo contemporaneo, lacerato da guerre e ingiustizie. «Il nostro grido di pace – ha detto – deve salire ancora più forte, affinché il mondo ritorni al Cuore di Maria».
Il presule ha poi collegato la risposta di Dio al profeta con l’invito alla fede e alla speranza, fondamenti di una vita abbandonata alla volontà divina. Proprio in questa prospettiva, ha indicato Pompei come segno concreto di speranza e di carità cristiana, frutto della fede del Beato Bartolo Longo e della contessa Marianna Farnararo de Fusco.
Mons. Pisanello ha ricordato come tutto ebbe inizio nel 1872, quando Longo, dopo un passato lontano dalla fede, ricevette l’ispirazione interiore: “Se propaghi il Rosario, sarai salvo”. Da quel momento, la sua vita cambiò radicalmente, dando origine alla costruzione del Santuario e delle numerose opere di carità che ancora oggi caratterizzano la città mariana.
«Con un granello di fede – ha affermato – Bartolo Longo ha sradicato l’indifferenza religiosa e ha piantato il gelso dell’amore». Dalla fede nacque la carità, dimensione fondamentale della sua missione: gli istituti per i figli dei carcerati, fondati tra il 1892 e il 1922, sono un esempio di autentico umanesimo cristiano, basato sulla convinzione che nessuno è irrecuperabile davanti a Dio.
Il vescovo di Oria ha sottolineato anche l’umiltà del fondatore, “servo inutile” che mise tutte le sue opere nelle mani del Papa, e la continuità del suo spirito nelle opere sociali di Pompei, oggi impegnate nell’assistenza a minori, famiglie e persone fragili.
Ripercorrendo l’esperienza spirituale di Bartolo Longo, mons. Pisanello ha posto al centro la preghiera del Rosario, definendola “catena dolce che ci rannoda a Dio”. È proprio meditando i misteri di Cristo con gli occhi di Maria, ha detto, che il credente ritrova la propria identità di “figlio nel Figlio tra le mani della Madre”.
Concludendo la sua omelia, il vescovo ha ripreso le parole finali della Supplica – “Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo” – come sintesi della vita e della missione del Beato di Pompei, invitando i fedeli a rinnovare la loro fiducia nella Vergine con un appello accorato: «Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono». La Supplica di Pompei 2025 si è così trasformata in un canto corale di fede, speranza e carità, nel segno del Beato Bartolo Longo, il cui messaggio di conversione e di amore continua a illuminare la Chiesa e il mondo.
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