Le tre anime di Pompei e il boom turistico: tra conflitti e armonie

POMPEI. Il boom turistico dopo la pandemia ha comportato conseguenze spiacevoli per i residenti pompeiani. La stessa situazione di disagio si è determinata in tanti altri centri turistici dove l’enorme afflusso di nuovi cittadini “a tempo limitato” sta “spiazzando” le legittime aspettative dei residenti.

Argomento che ha comportato commenti e analisi politiche nei mesi scorsi. Recentemente, la polemica e stata riproposta da qualche testata locale intenzionata probabilmente a vivacizzare la noia estiva. È stata alimentata una tematica interessante nelle conversazioni sotto gli ombrelloni degli stabilimenti balneari dove, peraltro, gli aumenti dei prezzi dei servizi ha fatto calare le presenze che, al contrario, si sono incrementate nei centri commerciali, dove l’aria condizionata è ancora gratis.

Allo stesso tempo, per l’opposizione, c’è stato chi ha fatto notare che mentre aumentano i turisti in visita alla Pompei antica, la città moderna decresce in numero di abitanti per motivi spiegabili sfogliando le statistiche dei matrimoni, gli affitti praticati per le case d’abitazione e i report della contingenza economica. Bisognerebbe anche tener conto delle conseguenze del Covid e delle guerre disastrose sulla psicologia dei cittadini consumatori (non è certamente un periodo di ottimismo generale) per comprendere la motivazione di scelte radicali e il cambiamento di stili di vita.

Alla fine, se è indubbio che l’attività amministrativa comunale incide sugli equilibri tra le diverse componenti sociali, resta di prevalente interesse la sua attività di gestione dei servizi locali che restano alla base dell’apprezzamento del ceto di comando da parte dell’opinione pubblica, che orienta la scelta elettorale e l’alternanza dei ruoli.

Per quanto riguarda il limite di ingressi negli scavi (fissato a 20mila) si tratta di una cifra pletorica, considerato che è un numero che veniva superato solo nelle giornate ad ingresso gratuito. Inoltre, bisogna sottolineare che le numerose attività di valorizzazione del territorio archeologico incidono positivamente sui miglioramenti socioeconomici della comunità residente, elevando le conoscenze e le tecniche di produzione e conseguentemente le prospettive di reddito, grazie agli esempi virtuosi che il Parco “regala” agli agricoltori, ai vinificatori e agli operatori della filiera del food & beverage del settore agricolo. Lo stesso avviene nel mondo artistico/teatrale e della divulgazione della conoscenza.

Bisogna considerare che alle realtà pompeiane, antica e moderna, c’è da aggiungere la “cittadella mariana”, che oltre alla Basilica e al Campanile (simbolo di pace universale e della comunità residente) comprende una serie di palazzi istituzionali per la pratica religiosa e le opere di beneficenza. La terza componente è fondamentale nella città di Pompei, perché la Chiesa mariana ha operato concretamente, con Bartolo Longo, nel darle un profilo di alto livello sociale e religioso.

La diffusione della cultura di ogni realtà pompeiana (Scavi archeologici, Santuario della Madonna del Rosario e palazzo municipale) non si limita all’ambito di appartenenza ma si espande e si contamina man mano che procede verso l’alto. Attualmente le “Tre Pompei” viaggiano dichiaratamente d’amore e d’accordo, anche se è evidente che permangono differenze strutturali, come nella nuova configurazione urbanistica della piazza centrale, che riafferma il riconoscimento della preminenza negli spazi pubblici della Chiesa locale per le manifestazioni religiose più popolari, come le Suppliche.

Alla fine, chi cerca di interpretare politicamente una realtà complessa come quella amministrativa di Pompei finisce per sottolineare la mancanza di programmazione della componente politica, che ha preferito dare impulso agli eventi spettacolari a scapito dei servizi urbani ed ha esteso le aree “affidate” alla ricettività ristoratrice/alberghiera, alimentando le critiche e le proteste della componente popolare, che si sente trascurata nella libertà di spazio e movimento e reagisce con la creazione di comitati di quartiere che nascono di proposta e si trasformano in protesta quando serve per raddrizzare la barca.

Certe insufficienze non sono certamente giustificabili ma si spiegano col significato della politica che da sempre ha privilegiato gli amici e sostenitori elettorali (clientes, li chiamavano gli Antichi) a scapito della restante popolazione. Ora, se una famiglia di radicata tradizione alberghiera a Pompei vince le elezioni, volete che non si impegni al massimo per favorire il settore di appartenenza? Bisognerà vedere se chi ha diversi interessi (ed opinioni) riesce a collezionare numeri migliori. La differenza, in ogni caso, la fanno gli “amici del giaguaro”, avvezzi a muoversi nella confusione del disordine pubblico.

Mentre scriviamo sulla decrescita di Pompei arriva la notizia che i giornali americani dichiarano ai loro lettori “Napoli sta morendo a causa dell’overtourism”. A chi venderemo il Caprettone? Ora, per quanto riguarda Pompei, sappiamo tutti che la città antica ha resistito prima alle intemperanze del Vesuvio, poi agli scempi esibizionistici delle dinastie regnanti e, infine, alle bombe degli Alleati.

La cittadella mariana, da parte sua, persegue nella missione di diffusione della preghiera del Rosario sotto lo sguardo materno della Madonna. Resta da costruire un recinto di difesa per la Pompei dei contadini, dei mercanti di fiori e degli operatori della rete vesuviana del food & beverage. È un popolo variopinto che ha imparato le belle maniere dell’accoglienza e il racconto della storia straordinaria di un impero che più nessuno è riuscito a superare.

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Mario Cardone

Mario Cardone

Ex socialista, ex bancario, ex sindacalista. Giornalista e blogger, ha una moglie, una figlia filosofa e 5 gatti. Su Facebook cura il blog "Food & Territorio di Mario Cardone".

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