Standing ovation nell’Anfiteatro di Pompei per il jazz visionario di Stefano Bollani
POMPEI. L’Anfiteatro romano di Pompei si è trasformato, nella serata del 14 luglio, in un tempio del jazz contemporaneo grazie all’eccezionale performance di Stefano Bollani e del suo quintetto internazionale, protagonisti della seconda edizione della rassegna estiva “Bop – Beats of Pompeii”. Un evento che ha unito musica, storia e suggestione, regalando al pubblico un’esperienza unica nel cuore del Parco Archeologico della città antica.
Accompagnato da una formazione inedita, il “Bollani 5tet” ha presentato un repertorio nuovo, frutto della scrittura originale del pianista italiano, che ha ideato ogni brano appositamente per questa straordinaria line-up. Sul palco, insieme a lui, musicisti di fama mondiale: Jeff Ballard alla batteria e Larry Grenadier al contrabbasso, entrambi figure chiave del jazz statunitense, Vincent Peirani alla fisarmonica, tra i più innovativi interpreti europei dello strumento, e Mauro Refosco, percussionista brasiliano celebre anche per le collaborazioni con i Red Hot Chili Peppers e Thom Yorke.
«Eseguiremo materiali scritti apposta per questa line-up, ma nemmeno io li ho ancora suonati», ha annunciato Bollani con il suo consueto spirito ironico. «I temi che ho scritto saranno pretesti per l’improvvisazione». E così è stato. Per due ore il pubblico ha assistito a un dialogo continuo tra tradizione e sperimentazione, tra struttura e libertà, in un fluire di melodie sorprendenti e ritmi imprevedibili. La fisarmonica di Peirani ha introdotto un tocco francese delicato e poetico, mentre le percussioni di Refosco hanno infuso colori tropicali, in un viaggio musicale che ha attraversato continenti e generi.
Il concerto è stato impreziosito da brani originali come “Peiranata”, dedicato a Vincent Peirani, e “Shoru in the light”, pensato per Refosco. Hanno trovato spazio anche “Larry e l’ignoto”, cucito sulle corde del basso di Grenadier, e un pezzo speciale per Ballard. Da ricordare anche l’intensa reinterpretazione della celebre “And I Love Her” dei Beatles, che ha conquistato il pubblico con la sua delicatezza e inventiva. «Mi piacerebbe averla scritta, ma è arrivato prima McCartney» ha confessato tra il serio e il faceto Bollani, vero mattatore della serata.
Il carisma del compositore 53enne ha illuminato la scena: a tratti quasi danzando al pianoforte, a tratti seguendo i suoi compagni con la voce o con sguardi d’intesa, ha guidato l’ensemble con energia e passione, rendendo ogni momento vivo e vibrante. La sua musica, mai banale, ha saputo parlare a ogni tipo di ascoltatore, coinvolgendo anche il pubblico meno esperto. Nessuno è rimasto immobile: tra applausi, sorrisi e piedi che seguivano il ritmo, l’intero anfiteatro è diventato parte dello spettacolo.
Alla fine, il pubblico, entusiasta e instancabile, ha chiesto a gran voce un bis. I cinque musicisti sono tornati sul palco per un ultimo brano, “Passion Fruit”, chiudendo una serata che resterà impressa nella memoria di chi ha avuto la fortuna di esserci.
“Beats of Pompeii” conferma così la sua vocazione a portare grande musica nei luoghi della storia. E la performance di Bollani, con il suo jazz ricco di sfumature e invenzione, ha offerto una testimonianza vibrante di come il passato e il presente possano fondersi in armonia, sotto le stelle di Pompei.
















