L’obesità è una malattia: in Italia arriva la legge a tutela degli individui
ROMA. Un modo per dire “stop alla grassofobia” e ridare dignità agli individui. Su questa base, il 1 ottobre scorso, dal Senato sono stati approvati due i disegni di legge. In realtà, l’Italia, è il primo Stato che ha riconosciuto – a tutti gli effetti – l’obesità come una malattia «vera e propria». Seppur in ambito medico-scientifico da sempre viene classificata come una patologia invalidante.
L’obesità, infatti, è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come «una malattia cronica complessa e recidivante caratterizzata da un accumulo di grasso corporeo», e che porta a conseguenze importanti per lo stato di salute e la qualità di vita dell’individuo, lanciando nel 1997, un allarme di «epidemia globale».
Come riportato dall’agenzia ANSA, sono unanimi i commenti della politica e della società civile rispetto al ddl per la prevenzione e la cura dell’obesità, che riconosce questa condizione come malattia e fa dell’Italia il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge specifica per tale patologia. Plauso anche per il via libera al ddl che riconosce il 16 maggio quale Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone (body shaming).
Primi passi avanti anche se bisognerà passare alle azioni concrete a partire dall’inserimento nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) delle cure e prestazioni per le persone obese, passaggio essenziale per garantirne la gratuità. Il ddl sull’obesità di cui è primo firmatario Roberto Pella (FI), approvato in via definitiva e dunque ora legge, ha visto la maggioranza votare a favore, mentre le opposizioni si sono astenute chiedendo maggiori risorse e l’inserimento da subito dell’obesità nei Lea.
Per la prima volta nella storia, dunque, vengono però fissati dei punti fermi: “l’obesità è riconosciuta come una malattia progressiva e recidivante, si prevedono campagne si sensibilizzazione, di formazione, l’agevolazione dell’inserimento delle persone obese nelle attività scolastiche, lavorative e sportivo-ricreative, un osservatorio nazionale, e sono stanziati fondi specifici”.
Per il finanziamento di un programma nazionale per la prevenzione e la cura è infatti autorizzata la spesa di 700.000 euro per l’anno 2025, di 800.000 euro per il 2026 e di 1,2 milioni di euro annui dal 2027. Al fine di promuovere la formazione e l’aggiornamento in materia di obesità degli studenti universitari, dei medici di medicina generale, dei pediatri e del personale del Ssn sono invece previsti 400.000 euro annui a decorrere dal 2025.
Ma il punto cruciale è anche la gratuità delle cure: con il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica, le cure saranno a carico del Ssn, ma previo il necessario inserimento nei Lea. Sarà per questo, necessario, garantire un accesso equo per tutti i malati a visite specialistiche, trattamenti farmacologici, chirurgia bariatrica e percorsi multidisciplinari.
Oggi in Italia oltre 6 milioni di persone, giovani e anziani, convivono con l’obesità, che può portare con sé diabete, malattie cardiovascolari e tumori. Ma ancora in troppi pensano che si tratti solo di un rapporto sbagliato col cibo o di un problema estetico, spesso oggetto di body shaming. Da oggi, anche su questo si spera ci sarà una maggiore consapevolezza grazie all’istituzione di una Giornata nazionale il 16 maggio.
Intanto, proprio la Campania, nelle scorse settimane, ha ricevuto la “maglia nera” in Europa per l’obesità infantile. Le conclusioni sono arrivate da uno studio clinico randomizzato che, per la prima volta a livello mondiale, è stato condotto su 330 adolescenti campani con sovrappeso e obesità. Un’indagine di grande rilievo scientifico che ha posto la Campania al centro di un dibattito internazionale sul tema della prevenzione e della salute dei giovani. Foto di Bruno da Pixabay.
















