Jean-Michel Jarre “ipnotizza” Pompei con luci, suoni e visioni futuristiche

POMPEI. È stato un autentico viaggio sensoriale quello che Jean-Michel Jarre ha offerto ieri sera nell’Anfiteatro di Pompei, nell’ambito della rassegna Bop – Beats of Pompeii 2025. Un concerto-evento destinato a restare nella memoria non solo degli appassionati di musica elettronica, ma di chiunque abbia varcato l’ingresso del millenario anfiteatro per assistere allo spettacolo di colui che è considerato il “re” mondiale di questo genere musicale.

Jean-Michel Jarre, 76 anni, originario di Lione, non ha bisogno di presentazioni: pioniere, visionario, maestro indiscusso della musica elettronica, ieri sera ha trasformato Pompei in una vera e propria città del futuro, fondendo tecnologia e arte in uno show che ha abbattuto ogni barriera temporale.

L’atmosfera è carica fin dall’inizio. Dopo il countdown, l’artista francese appare in scena salutando con un caloroso «Buonasera Pompei, tutto va bene?» e dichiarando il proprio amore per questo luogo: «Amo questo posto, è un privilegio essere qui stasera». La casualità vuole che Jarre sia nato proprio il 24 di agosto, e cioè il giorno in cui, secondo le fonti, nel 79 d.C. il Vesuvio distrusse Pompei.

Sarà per questo che il suo temperamento vulcanico si conferma capace di eruttare energia sin dal primo contatto con il suo pubblico. Ed è subito chiaro che quello portato sul palco non è un semplice concerto, ma uno spettacolo pensato appositamente per la cornice unica dell’Anfiteatro romano.

Undici ledwall sincronizzati, intelligenza artificiale, visual futuristici: tutto è studiato per creare una dimensione immersiva. Sui grandi schermi prendono vita creature robotiche, figure umanoidi, maschere, animali fantastici e paesaggi immaginari, generati attraverso l’IA grazie a una serie di prompt elaborati dallo stesso Jarre. Un espediente artistico che ribadisce la sua visione: così come la musica elettronica fu una rivoluzione sonora, oggi l’intelligenza artificiale rappresenta la nuova frontiera creativa da esplorare.

L’intero spettacolo si snoda tra giochi di luce ipnotici e proiezioni spettacolari. I fasci luminosi creano architetture effimere che avvolgono il pubblico, trasformando l’antica cavea in un caleidoscopio pulsante. Sul lato opposto dell’arena, i laser disegnano geometrie perfette che sembrano tessere un tetto luminoso sopra l’Anfiteatro, in un gioco di illusioni che fonde presente e passato.

La scaletta, pensata per coinvolgere tutti, scorre tra brani leggendari e nuove creazioni. Non serve essere esperti di musica elettronica o profondi conoscitori del repertorio di Jarre. Basta affidarsi fiduciosamente all’artista e ci si rende subito conto che è impossibile non lasciarsi trasportare da capolavori come Oxygène 2, Équinoxe 7, Zoolookologie e l’intramontabile Oxygène 4. Ogni pezzo è un viaggio a sé, con sonorità che attraversano decenni di sperimentazione elettronica e che qui, a Pompei, trovano una nuova, straordinaria dimensione.

Non mancano momenti di riflessione. Jarre interviene tra un brano e l’altro per affrontare il tema della tecnologia, invitando il pubblico a non temere l’intelligenza artificiale. «Ogni invenzione ha spaventato l’uomo prima di essere compresa. Oggi più che mai gli artisti hanno il dovere di esplorarla e reinventarla», afferma con convinzione. E aggiunge: «È un sogno che si avvera portare il mio spettacolo qui, in un luogo di così straordinaria bellezza e valore universale».

Il concerto si arricchisce di un momento particolarmente potente quando, sui ledwall laterali, compare il volto di Edward Snowden che, in un videomessaggio, ammonisce il pubblico sull’importanza della tutela della privacy, sottolineando come la tecnologia possa essere uno strumento di difesa dei diritti, se usata con consapevolezza.

Jarre cita poi l’Arte dei rumori di Luigi Russolo, ricordando come la musica elettronica sia una corrente profondamente europea, nata tra Parigi, Milano, Monaco e Stoccarda, e fondata non sulle note tradizionali ma sui suoni, rivoluzionando per sempre il modo di comporre e ascoltare musica.

L’artista francese invita più volte il pubblico ad alzarsi, a ballare, a diventare parte attiva di questo evento unico, dove l’antichità di Pompei si fonde con la proiezione del futuro. E quando risuonano brani come The Architect, Zero Gravity, Herbalizer, Epica e Stardust, la sensazione di trovarsi in una dimensione parallela è totale.

Jean-Michel Jarre ha dimostrato, ancora una volta, di essere un maestro nel trasformare i concerti in esperienze multisensoriali, capaci di coinvolgere, far riflettere e stupire. Chi ha assistito a questo spettacolo a Pompei conserverà a lungo il ricordo di una serata che ha oltrepassato ogni confine tra musica, arte e tecnologia. Per chi non c’era, l’invito è chiaro: non perdete l’occasione di vedere Jean-Michel Jarre dal vivo. Ogni suo concerto è un’esperienza che va ben oltre la musica, un viaggio che lascia il segno.

Il concerto di Jean-Michel Jarre a Pompei si inserisce nel ricco cartellone di BoP – Beats of Pompeii, ideato e organizzato da Peppe Gomez per Blackstar Concerti, con il patrocinio del Parco Archeologico di Pompei, del Ministero della Cultura, del Comune di Pompei e della Regione Campania.

Il calendario proseguirà il 12 luglio con Antonello Venditti, il 14 luglio con il quintetto di Stefano Bollani, il 15 luglio con Ben Harper, il 17 luglio con Jimmy Sax, il 19 luglio con Nick Cave, il 25 luglio con Bryan Adams, il 29 luglio con Serena Rossi e si concluderà il 5 agosto con i norvegesi Wardruna.

Marco Pirollo

Marco Pirollo

Giornalista, nel 2010 fonda e tuttora dirige Made in Pompei, rivista di cronaca locale e promozione territoriale.

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