L’archeologia della legalità a Pompei: si torna a scavare nella Villa dei Misteri
POMPEI. Per archeologia della legalità s’intende una serie protocolli tra magistratura oplontina e Ministero della Cultura per facilitare l’iter di campagne di scavo, che attualmente riguardano il Parco archeologico di Pompei (ma in futuro si potranno estendere ad altre direzioni archeologiche) per tutelare più efficacemente il patrimonio e le conoscenze scientifiche, storiche ed ambientali dello Stato Italiano.
Nel caso specifico, avviata recentemente con risultati soddisfacenti, la collaborazione formale, attualmente limitata all’area della cosiddetta “Grande Pompeii”, è partita prima con un intervento d’emergenza a Civita Giuliana, che ha previsto con l’apertura, in tempi brevi, di un cantiere di scavo finalizzato a prevenire furti di reperti da parte dei tombaroli che erano stati scoperti dai Carabinieri a scavare illegalmente cunicoli clandestini.
L’importanza di avviare nuove forme di contrasto al traffico illegale di reperti archeologici ha indotto, dopo la prima positiva esperienza, i magistrati vesuviani e la direzione del Parco archeologico di Pompei ad estendere l’attività di collaborazione (allo stato sono previsti due tipi di convenzioni). Lo scopo è quello di creare un quadro di attività preventiva, che prevede prassi e procedure giudiziarie efficaci che saranno da ora in poi alla base di un innovativo sistema di tutela dell’enorme patrimonio del nostro Paese.
I primi risultati del cantiere di scavi a Villa dei Misteri, presentati in conferenza stampa lo scorso 25 giugno, dal direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, e dal procuratore del Tribunale di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, stanno gradualmente portano alla luce, ad un secolo dalla sua scoperta e dal primo restauro provvisorio, con fondi privati, ambienti della prestigiosa domus ancora inesplorati.
L’iniziativa è stata possibile solo dopo che sono stati abbattuti la fattoria agricola sovrastante la domus antica, che presentava abusivismi diffusi e cunicoli clandestini, che servivano per rubare reperti archeologici mentre funzionava illegalmente al piano terra un ristorante completamente abusivo e d’intralcio alla circolazione turistica.
Un costante dialogo tra Parco e Procura ha reso possibile “affilare le armi” di tutela della città antica. Di fatti è stato stabilito che i soldi per demolire le costruzioni abusive, che mancano sempre alle amministrazioni comunali quando li deve spendere per questi motivi, li anticiperà (secondo il nuovo accordo) il Parco Archeologico di Pompei che poi viene rimborsato, nei tempi convenuti, dal proprietario dell’edificio abusivo.
In conferenza sono stati presentati l’antico ingresso della Villa e la prospiciente via Superior, oltre al secondo piano del quartiere servile. Sul lato opposto è stato scavato il muro di contenimento del terrapieno e una cisterna a pianta rettangolare.
«Dopo cento anni, finalmente si scava la parte sconosciuta della Villa dei Misteri, uno dei monumenti più noti, non solo a Pompei, ma in tutto il mondo dell’archeologia romana. La villa era rimasta inesplorata in parte per la presenza di una casa che negli anni, era stata abusivamente ampliata» ha detto il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel.
«La ripresa degli scavi archeologici giudiziari a Villa dei Misteri – ha commentato il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso – è stata possibile, grazie alla collaborazione sinergica tra il Parco archeologico di Pompei e la Procura di Torre Annunziata. Per decenni Villa dei Misteri ha corso il rischio di rimanere un mistero perché per la presenza di due strutture che incombevano sulla stessa, entrambe abusive, non era stato possibile riprendere gli scavi archeologici avviati negli anni ’30».