Pompeii Theatrum Mundi, successo per “Golem”: l’angelo protettore delle minoranze perseguitate
POMPEI. Probabilmente un episodio drammatico “fuori programma” ha reso più incisiva e partecipata dal pubblico del Teatro Grande di Pompei la replica di sabato 21 giugno 2025 dello spettacolo teatrale “Golem” con la regia di Amos Gitai.
Un grido, dovuto probabilmente al malore improvviso di una spettatrice, ha determinato l’interruzione della rappresentazione proprio quando era arrivata all’apice della tensione, provocata dalla descrizione della tortura inferta da un potente alla sua vittima, allo scopo di annientare la dignità del sottoposto di turno.
Nella cavea del teatro sono state conseguentemente accese le luci ed è stata annunciata la sospensione dello spettacolo allo scopo di prestare soccorso alla spettatrice. Né è conseguita la pausa, fuori programma, di una decina di minuti dell’atto unico, durante il quale il pubblico ha assistito ad una sequela di immagini avvilenti di degrado e miseria umana e di racconti raccapriccianti di torture spietate, inflitte per motivi risibili alle minoranze del mondo.
Il susseguirsi di episodi proposti da Amos Gitaï e Marie-José Sanselme ha dato protagonismo alla rielaborazione del mito del Golem, angelo custode dei perseguitati della tradizione cabalistica ebraica, che da creatura di argilla si è trasformato in un robot e/o gigantesco super eroe, che interviene con la digitazione di un codice segreto.
Il racconto filmico ha rincorso la scena dello spettacolo teatrale interpretando il tessuto narrativo di Isaac Bashevis Singer, Joseph Roth, Léon Poliakov e Lamed Shapiro sulle tematiche della memoria collettiva di oppressione e speranza. La recita di episodi raccapriccianti è stata interpretata dalla Babele della comunità eterogenea per lingue diverse e con l’uso dell’yiddish (linguaggio degli ebrei dell’Europa centrale, in gran parte emigrati in America).
Ora se i primi commenti del pubblico durante la pausa forzata hanno riguardato la preoccupazione per la salute della sfortunata spettatrice, portata fuori in barella dai volontari della “Croce Rossa”, successivamente il pubblico delle gratinate ha commentato lo spettacolo alla luce delle notizie circolate nella cronaca internazionale sui bombardamenti della popolazione civile sulla Striscia di Gaza e sulla fame, inferta indirettamente per mancanza di viveri, dal governo israeliano alle famiglie palestinesi (compresi i bambini).
Le perplessità sull’impostazione dello spettacolo, che ha utilizzato prioritariamente l’esempio dell’antisemitismo, sono svanite grazie alla replica indiretta, prevista dal copione, indipendentemente dalla pausa forzata, perché lo spettacolo prevedeva una conclusione che ha chiarito nel merito i valori di autonomia e l’etica della creazione artistica.
Il chiarimento è arrivato con la messa in scena conclusiva della rivelazione, da parte dei maggiori artisti, delle proprie origini appartenenti alle più svariate matrici culturali dei popoli che fanno parte delle minoranze del mondo. Una circostanza che conferisce valore civile alla loro performance teatrale, che ha auspicato esclusivamente iniziative di pace.
Alla fine abbiamo inteso far notare che la pausa accidentale dello spettacolo ha dato allo stesso impulso (involontario) di un sottile espediente teatrale, che ha reso il pubblico protagonista di un commento finale. Conclusione: la compagnia internazionale degli artisti protagonisti di Golem ha inteso riaffermare incisivamente il concetto di priorità morale di ogni iniziativa (compresa la loro) a tutela di ogni comunità umana attaccata nelle sue specificità di sesso, razza, orientamento e pratica, come dichiara la Carta Costituzionale italiana.
Tra gli artisti figuravano Irène Jacob, Micha Lescot, Bahira Ablassi, Minas Qarawany e lo stesso Gitaï, affiancati da cantanti e strumentisti di svariate culture e tradizioni. Nove sono state in tutto le lingue parlate durante lo spettacolo, che ha fruito di una scenotecnica dotata di una straordinaria sensorialità.
Negli ultimi anni Gitai ha preferito il teatro ad altri interessi professionali per il contatto diretto che offre col pubblico, il valore del confronto e la possibilità di discutere, spiegando le intenzioni motivazionali di ogni spettacolo. Iniziativa che abbiamo visto con i nostri occhi assumere dal regista di Golem, alla fine dello spettacolo di sabato sera 21 giugno, e lo abbiamo apprezzato insieme ad altri, perché implica rispetto e considerazione per il pubblico.
Valori che sono stati e apprezzati e premiati con un forte applauso. Alla fine, in uno spettacolo dalle evidenti implicazioni autobiografiche, viene rivolta a tutti i presenti la legittima conclusione del suo regista ispiratore: “Letteratura, arte e teatro per noi sono luoghi di resistenza”.