Nel nome della bellezza rubata: il Tpc di Napoli e il dovere della memoria

NAPOLI. C’è un’Italia che ogni giorno combatte silenziosamente per restituire dignità alla storia, bellezza all’arte, giustizia alla cultura. È l’Italia del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (Tpc), Nucleo di Napoli, guidato dal Maggiore Massimo Esposito. Una trincea invisibile, eppure potentissima, che nel 2024 ha risposto con fermezza e dedizione al grido d’allarme del nostro patrimonio violato.

Il bilancio operativo del Tpc partenopeo è un mosaico di azioni coraggiose, un atlante dell’impegno dove ogni recupero, ogni sequestro, ogni denuncia è un atto d’amore verso la memoria collettiva. In un solo anno: 24.955 beni recuperati, tra cui oltre 13.700 reperti archeologici. Tra questi, frammenti, vasi, monete, oggetti quotidiani e rituali strappati alla clandestinità degli scavi illeciti, alla polvere dei mercati neri, al silenzio complice della speculazione.

Il contrasto al traffico illecito di beni culturali non è solo un’azione repressiva. È una forma alta e profonda di giustizia. Ogni oggetto salvato racconta una storia spezzata e poi ricomposta: quella di una comunità privata della sua identità, di un’opera sottratta al tempo e alla luce, e di un’Italia che rifiuta di cedere all’oblio.

Ma non sempre la battaglia si conclude in patria. Alcune delle sfide più dure e complesse si combattono oltreconfine. Emblematica è la vicenda del Doriforo di Stabiae, una straordinaria scultura marmorea di epoca romana, copia dell’originale greco di Policleto. Oggi è esposta al Minneapolis Institute of Art negli Stati Uniti. La sua storia attraversa decenni e frontiere: trafugata potenzialmente da scavi clandestini nell’area pompeiana e successivamente esportata, la statua ha viaggiato tra collezioni private e musei internazionali, diventando il simbolo stesso della sottrazione di bellezza e identità.

L’Italia non ha mai smesso di inseguirla. La Procura di Torre Annunziata ha emesso un decreto di confisca, mentre il Comando Tpc, in sinergia con il Ministero della Cultura, continua una serrata battaglia legale per dimostrare la provenienza illecita del reperto. Non è solo una questione di diritto internazionale: è una questione morale, storica, civile. Il Doriforo non è solo un’opera d’arte. È un testimone. È parte della nostra carne culturale.

La tutela del patrimonio è anche una questione di identità collettiva. Laddove l’arte viene violata, saccheggiata, cancellata, si compie un crimine contro la memoria. E il lavoro del Tpc serve proprio a questo: a rendere giustizia alla storia. Anche nel mondo virtuale, dove cresce il mercato illecito, il Nucleo ha avviato il sistema Swoods, un’intelligenza artificiale che setaccia siti, social e deep web per intercettare beni rubati.

Il 2024 ha visto, accanto alle operazioni investigative, l’impegno nella prevenzione e nella formazione, nella difesa dei paesaggi protetti, nei controlli serrati ai mercati antiquariali, nella vigilanza sui beni librari e archivistici, nella partecipazione alle emergenze come l’esercitazione nazionale Exe Flegrei. Ogni intervento è stato una dichiarazione: la bellezza non si abbandona.

E così, mentre alcune opere tornano, altre aspettano, come il Doriforo, che si compia il viaggio inverso, dalla vetrina straniera al ventre di Stabia che l’ha generata. Perché la legalità non è solo il rispetto di una norma: è il respiro profondo di una civiltà che riconosce nel proprio passato la radice del futuro. Il Doriforo tornerà. Forse. Ma intanto resta come un monito: nulla è davvero perduto finché c’è chi vigila, chi denuncia, chi si batte. E in questo, il Tpc è la sentinella più fiera e silenziosa che la nostra cultura potesse desiderare.

Noemi Perlingieri

Noemi Perlingieri

Cresciuta a Trevico, il tetto della Campania e paese natio del regista Ettore Scola, si laurea alla facoltà di Archeologia e Storia dell’arte della “Federico II” con una tesi triennale sul Museo Hermann Nitsch di Napoli e una tesi magistrale sul Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale. Il mondo della fotografia la affascina da sempre e fin da giovanissima partecipa attivamente alle iniziative culturali dell’associazione Irpinia Mia. Dal 2014 è in forza presso il Parco Archeologico di Pompei a supporto dell’Area tecnico specialistica - settore valorizzazione del Grande Progetto Pompei. Dal 2023 è Consigliere regionale Icom Campania.

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