Pompei, è scontro sugli ingressi: operatori turistici contro i biglietti nominali
POMPEI. Com’era prevedibile, con l’aumento primaverile dei flussi turistici, le misure contro l’overtorurism e il bagarinaggio messe in campo dal Parco archeologico di Pompei nei mesi scorsi sono tornate prepotentemente al centro del dibattito turistico locale.
Ventisei operatori del settore turistico locale – tra cui 22 guide turistiche, 3 agenzie di viaggio e un servizio di noleggio con conducente – hanno firmato una lettera aperta indirizzata al direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, per contestare due misure adottate nei mesi scorsi: l’introduzione del biglietto d’ingresso nominale e il limite giornaliero di 20.000 visitatori.
La protesta, formalizzata con un comunicato stampa diffuso alla vigilia della Domenica al Museo del 1° giugno e della giornata ad ingresso gratuito del 2 giugno, arriva dopo mesi di tensione e disagi legati all’accesso agli Scavi.
In sostanza, gli operatori accusano l’amministrazione del Parco di aver scelto soluzioni organizzative che stanno generando confusione, lunghe file e un generale peggioramento della fruibilità del sito archeologico, penalizzando sia i turisti che gli stessi lavoratori del settore.
Le misure, introdotte a partire dal 15 novembre 2024, erano state giustificate da Zuchtriegel come necessarie per contrastare il fenomeno del bagarinaggio e preservare l’integrità dell’area archeologica. Tuttavia, sei mesi dopo, gli stessi obiettivi vengono messi in discussione dai firmatari della lettera.
Secondo i 26 operatori turistici «Il biglietto nominale non ha fermato il fenomeno del bagarinaggio ma ha creato disagi enormi e ha favorito le speculazioni di alcuni operatori internazionali, che oggi rivendono biglietti fino a 23-24 euro, rispetto ai 18 euro del prezzo ufficiale».
A generare ulteriore malcontento è anche la soglia dei 20mila ingressi giornalieri, ritenuta «arbitraria e priva di fondamento scientifico». Gli operatori ricordano come, nel corso del 2024, tale soglia sia stata superata solo in cinque giornate, sottolineando che la superficie del Parco di Pompei – 44 ettari – è ben più ampia rispetto a quella del Colosseo, che accoglie oltre 7 milioni di visitatori l’anno su appena 2 ettari. Di conseguenza, si chiedono «quale sia il reale nesso tra la tutela del sito e la limitazione imposta».
Non meno controversa appare la gestione delle giornate ad ingresso gratuito, come la prima domenica del mese. In queste occasioni, il Parco ha deciso di non adottare il sistema dei biglietti nominali, distribuendo gli ingressi direttamente ai tornelli per evitare truffe. Una scelta che, secondo gli operatori, rappresenta la prova che «l’intero sistema potrebbe essere gestito con maggiore flessibilità e senza penalizzare gli utenti».
«Le file interminabili alle biglietterie – continuano – dimostrano che l’organizzazione attuale non è in grado di sostenere il carico aggiuntivo derivante dal sistema nominale. Né il Parco né la sua concessionaria, Opera Laboratori Fiorentini Spa, sembrano preparati a gestire in modo efficiente questa nuova modalità di accesso». Il risultato, secondo i 26 firmatari, è un peggioramento sensibile dell’esperienza di visita, oltre che una difficoltà concreta per guide e agenzie nel programmare itinerari e gestire gruppi turistici.
Zuchtriegel, da parte sua, ha ribadito nei giorni scorsi la linea della “tolleranza zero” contro ogni forma di bagarinaggio e rivendita fraudolenta. «Purtroppo – ha dichiarato – abbiamo verificato che nelle giornate gratuite alcuni soggetti hanno rivenduto biglietti destinati a essere distribuiti gratuitamente. Da qui la decisione di rilasciare i ticket solo al momento dell’ingresso e senza possibilità di prenotazione». Una soluzione che dovrebbe, secondo il direttore, ridurre i tempi di attesa e garantire equità nell’accesso.
Ma la replica degli operatori locali non si è fatta attendere: «Se il problema è davvero il bagarinaggio, allora il direttore dovrebbe chiarire se si riferisce a quello che avviene all’ingresso del sito o a quello – ben più insidioso – che si consuma online, dove alcuni portali internazionali continuano a gonfiare i prezzi con la scusa dell’accesso prioritario, che in realtà non esiste».
La richiesta che arriva dalla lettera aperta è, in fondo, semplice: un sistema di accesso efficiente, trasparente e fondato su regole certe. «Non siamo contrari per principio al biglietto nominale – precisano i 26 operatori turistici firmatari – ma va gestito con competenza e ascoltando chi lavora ogni giorno sul campo. Le attuali misure si stanno rivelando fallimentari sotto ogni punto di vista».
Ma la cosa certa è che è più facile a dirsi che a farsi. Il dibattito resta aperto. Resta da vedere se dopo le prossime giornate ad ingresso gratuito l’amministrazione del Parco sarà disposta a rivedere le proprie scelte o se continuerà lungo la linea già tracciata, tra sostenitori del rigore e voci critiche sul territorio.