“Fornaci si infiamma”: Carife si accende con l’arte di Gaetano Branca
CARIFE. Nel cuore dell’Irpinia, c’è un piccolo paese che una volta all’anno torna a parlare il linguaggio antico della terra e del fuoco. È Carife, borgo in provincia di Avellino dalle radici antiche, affondate nella civiltà dei sanniti irpini, sospeso tra memoria archeologica e paesaggio appenninico, dove la manifestazione “Fornaci si infiamma!” riaccende non solo i forni, ma anche la memoria di un popolo e il battito profondo della creazione.
Protagonista di questa rinascita è Gaetano Branca, ceramista, artigiano e poeta della materia, che con il suo laboratorio Brancaterra ha ridato voce a una tradizione silenziosa, mai spenta. Le sue mani plasmano l’argilla come se stessero ascoltando una storia: quella delle fornaci, delle mani contadine, dei gesti tramandati con cura e sacrificio.
“Fornaci si infiamma”, non è solo un evento culturale: è un rito contemporaneo, una festa della comunità, un laboratorio di resistenza poetica. Per le vie di Carife, tra i vicoli in pietra e le soglie abitate, il fuoco torna a vivere come principio generativo, come motore di incontro e trasformazione. Le dimostrazioni di cottura all’aperto, le opere in ceramica, le installazioni, i laboratori condivisi e le performance artistiche fanno del paese un teatro diffuso dove arte e vita coincidono.
Tra le tecniche più suggestive che prendono vita durante la manifestazione spiccano le cotture primitive a cielo aperto, come la cottura raku, in cui il pezzo ancora rovente viene estratto dal forno e sottoposto a uno shock termico che ne altera la superficie in modo imprevedibile, creando venature e craquelure irripetibili.
Accanto a questa, la cottura a buca con combustioni a segatura e legna, la realizzazione di forni effimeri in argilla cruda, e le sperimentazioni con la tecnica naked raku, che lascia sull’argilla la traccia fantasma di un rivestimento poi rimosso. Ogni cottura diventa così una sorta di alchimia visiva, un incontro tra materia, fuoco e caso.
Branca guida questo processo con una calma antica, con la forza di chi sa che ogni oggetto modellato è una dichiarazione d’amore per la propria terra. Il suo laboratorio non è un luogo chiuso, ma una soglia aperta, dove chiunque può entrare e riscoprire il potere tattile e sacro della materia.
Carife, con la sua bellezza discreta e la sua storia di silenzi e resistenze, diventa così il cuore simbolico di un movimento più ampio, che mette al centro il “fare” come forma di identità. In un tempo dominato dalla velocità, “Fornaci si infiamma”, ci insegna l’importanza di fermarsi, di ascoltare, di riscoprire la lentezza del fuoco e del gesto artigiano.
E in tutto questo, Gaetano Branca si fa maestro invisibile: non insegna, ma mostra; non impone, ma trasmette. La sua arte è un dialogo continuo con la terra, con la comunità, con la storia. E ogni anno, con la fiamma che sale e le mani che plasmano, a Carife si rinnova un miracolo laico: quello della bellezza che nasce dall’umiltà.
Dal 23 al 25 maggio 2025, il borgo tornerà a infiammarsi tra forni accesi, laboratori condivisi, installazioni e performance. L’edizione di quest’anno si arricchisce di un momento particolarmente toccante: un tributo a Milena Saponara, archeologa scomparsa, a cui verrà dedicato uno spazio di riflessione, nel segno della memoria e della gratitudine. Una presenza viva, anche nell’assenza, che ha inciso profondamente nel dialogo tra arte, storia e territorio.
A testimoniare l’unicità di questo luogo, la fornace di Branca è stata recentemente tappa della terza stagione di Dinner Club, il programma di viaggio e gastronomia condotto da Carlo Cracco su Prime Video. Accompagnato da Christian De Sica, Emanuela Fanelli e Rocco Papaleo, Cracco ha visitato Carife, incontrando Gaetano Branca, definito “maestro d’argilla” e custode di un dono prezioso: “Il Cocciuto”, la creazione di uno scrigno in terracotta realizzato al tornio, pensato per accogliere e affinare i caciocavalli.
La sua tecnica, raffinata e sapiente, permette alla terra cruda di generare un ambiente quasi totalmente riduttivo – privo di ossigeno – in cui temperatura e umidità si mantengono costanti, garantendo così una stagionatura ottimale e naturale. Un riconoscimento che ha portato l’Irpinia e la sua arte ceramica sotto i riflettori nazionali, celebrando il valore di una tradizione che continua a vivere e a ispirare.
Durante la manifestazione, i visitatori avranno l’opportunità di partecipare attivamente a laboratori di ceramica Raku, sperimentando in prima persona questa antica tecnica giapponese sotto la guida di maestri ceramisti. Perché a Carife il fuoco non brucia mai da solo: è sempre comunità, sempre gesto condiviso, sempre atto d’amore.