Nunziatella, il tempo che forma l’anima. Il Mak π 100 e la bellezza del diventare
NAPOLI. Ci sono luoghi che non insegnano soltanto a camminare, ma a camminare dentro, che non ti cambiano semplicemente, ma ti rivelano. La Scuola Militare Nunziatella è uno di questi. E il Mak π 100, che il 7 maggio 2025 tornerà a risplendere tra le sale di Palazzo Reale, non è che il riflesso più delicato e potente di ciò che accade in quegli anni sulla collina di Pizzofalcone: una lenta, profonda fioritura dell’essere.
Alla Nunziatella si impara a essere forti, ma anche delicati. A reggere il peso della responsabilità e a riconoscere il valore della bellezza, della parola data, del gesto sobrio. È una scuola di pensiero, oltre che di rigore. Una fucina dove l’autenticità si modella accanto all’eccellenza.
Ogni mattina trascorsa nel rosso maniero, tra le albe disciplinate e le amicizie che resistono a ogni incertezza, non solo si cresce insieme, ma si diventa profondamente se stessi. Si impara che la disciplina non è costrizione, ma forma d’ascolto. Che l’ordine è spazio per la bellezza. Che il limite è una soglia, e che il sacrificio, a volte, è solo un altro nome per dire “scelta”.
Una manciata di giorni alla fine del triennio. Ma non è davvero la fine. È un momento sospeso, un respiro lungo, in cui si guarda indietro e tutto, la fatica, la nostalgia, la crescita, prende un senso inatteso. Ogni passo, ogni prova, ogni risveglio prima dell’alba ha scritto qualcosa. Non solo sui voti, non solo sui corpi, ma dentro. Nelle fibre di una nuova consapevolezza.
Il Mak π 100 è il momento in cui tutto questo si offre al mondo, con grazia e compostezza. Ma sotto quella compostezza, vibra l’emozione di chi ha vissuto un tempo irripetibile. I loro occhi non mentono. Sono occhi che hanno visto l’amicizia vera, il silenzio pieno, la bellezza della scelta. Sono occhi che sanno che la vita non si aspetta, si costruisce.
La Nunziatella lascia in dono uno sguardo: quello di chi ha imparato a leggere la realtà con profondità. Uno sguardo che sa restare fermo davanti alla bellezza, che sa reggere l’urto della verità, che non indietreggia davanti all’imprevisto, e questo sguardo, quello di chi è passato per il rosso maniero, non si spegne più. E allora non è una fine. È un inizio che sa di luce.