Tramandars: Tani Russo e l’arte che restituisce memoria
SOMMA VESUVIANA. Ci sono gesti che non si dimenticano. Parole che restano incise come impronte leggere su una superficie viva. Volti, voci, storie che si fanno radice. In un tempo che corre e consuma, Tani Russo (nella foto di copertina) sceglie di fermarsi. Di ascoltare. Di custodire. Tramandars nasce così: non come un progetto, ma come un atto d’amore verso ciò che non può andare perduto.
Fondata nel 2017 e strutturata ufficialmente nel 2020, l’associazione culturale Tramandars prende vita nel borgo di Casamale, a Somma Vesuviana, grazie alla visione condivisa di Russo e Davide Battaglia. Il nome stesso è una dichiarazione poetica: “tramandare” e “ars”, l’arte come eredità e gesto di trasmissione. In questa sintesi si cela il cuore pulsante di un’iniziativa che mette al centro le comunità, le tradizioni, i territori. Non come elementi da musealizzare, ma come presenze vive, da attivare attraverso l’arte contemporanea.
Come linfa che scorre nei rami di un albero antico, l’arte torna ad abitare luoghi e persone. La sede è Casa Tramandars, edificio rigenerato come residenza artistica. Un luogo che accoglie, ospita, nutre. Qui prende forma l’Art Summit – Vesuvio Contemporary Experience and Residency, programma di ricerca e residenze artistiche che da quest’anno entra ufficialmente nella Biennale del Vesuvio.
L’edizione 2025 si svolge dal 2 al 10 maggio e si apre in concomitanza con la conclusione della Festa della Montagna, la pratica devozionale più simbolica del territorio, che culmina ogni 3 maggio con la salita collettiva sul Monte Somma. Una sovrapposizione densa di senso, che rende ancora più evidente il dialogo tra rito e arte, tra sacro e contemporaneo. Gli artisti invitati – italiani e internazionali, tra cui designer, musicisti, curatori e professionisti del mondo culturale – sono chiamati a condividere il rito con la comunità locale, a immergersi nei suoi paesaggi, nelle sue storie, nei suoi gesti.
Ogni residenza non è solo esperienza, ma scambio profondo. Gli artisti visitano luoghi come il Museo Nitsch, Casa Morra, Fondazione Morra Greco, Made in Cloister, Parco Archeologico di Pompei, Museo Emblema, Ars – Archivio Russo Somma, Scavi della Villa Augustea, Fonderia Nolana del Giudice e Laboratorio Avella. E infine lasciano un segno: un’opera donata al borgo, alla sua memoria, alla sua gente.
E ogni memoria, a sua volta, si fa seme per nuove narrazioni. Il cuore teorico e simbolico di Tramandars batte anche nell’Archivio Russo Somma, un patrimonio di oltre 30.000 volumi, mappe antiche, stampe e fotografie che raccontano un territorio attraverso i secoli. Un tesoro di carta e immagini che diventa fonte d’ispirazione per gli artisti in residenza, ma anche spazio pubblico, accessibile, vivo.
La memoria, per Tramandars, non ha confini. Non c’è solo Casamale nel suo raggio d’azione. L’associazione partecipa a iniziative internazionali, come il World Food Forum promosso dalla Fao, e promuove interventi urbani dal forte impatto simbolico, come Homeland-less-ness, installazione realizzata con il collettivo Damp presso l’Ambasciata dell’Afghanistan a Roma: tappeti persiani e luci al neon per evocare un luogo abitato solo dalla nostalgia.
Quello di Tani Russo non è un attivismo gridato. È un lavoro silenzioso, ma radicale. Un’azione di presenza. Di cura. Di ascolto profondo. La sua è una poetica che parte dalla memoria, ma si apre al futuro. Che custodisce il passato, ma lo restituisce trasformato, attraversato dalla forza dell’arte.
In un presente in cui tutto tende a evaporare, Tramandars è un gesto di resistenza. È il rifiuto dell’oblio. È l’arte che si fa corpo collettivo, che abita i margini e li trasforma in centro. È un modo diverso di stare al mondo: più lento, più consapevole, più umano.
L’inizio della Biennale del Vesuvio, che prende vita proprio da questo humus, ne è la naturale estensione. Non una semplice esposizione, ma un ciclo fluido e diffuso, composto da pratiche, attivazioni artistiche, gesti site-specific e azioni transdisciplinari. Il Vesuvio – simbolico e geografico epicentro – diventa punto di partenza per un nuovo sguardo sul territorio: non più solo il centro di Napoli, ma l’intero paesaggio vesuviano come scenario generativo, luogo di visioni e di futuro.
Ogni iniziativa firmata Tramandars è un invito a ripensare il rapporto tra artista e territorio, tra estetica e politica, tra memoria e visione. Non si tratta semplicemente di “valorizzare” il patrimonio, ma di renderlo nuovamente fertile, interrogandolo, ibridandolo, mescolandolo con le urgenze del presente. Così la Festa della Montagna diventa spazio di riflessione sul tempo e sul sacro, i palazzi del borgo si aprono a installazioni che raccontano di appartenenza e migrazione, le vecchie mappe si intrecciano a nuove geografie affettive.
Tani Russo agisce come un mediatore invisibile: dà voce, apre porte, collega mondi. Non si mette mai al centro, eppure il suo sguardo è ovunque. Nell’intuizione di un artista chiamato a dialogare con un muro scrostato. Nel dettaglio di una foto d’archivio che riemerge. Nell’emozione condivisa di una comunità che si rivede in un’opera. Il suo lavoro è intessuto di tempo e rispetto, di sguardo e ascolto.
Perché in fondo, Tramandars ci ricorda questo: che nulla è davvero perduto finché qualcuno sceglie di ricordare. Che la cultura, quando è viva, non si limita a conservare: rigenera, interroga, trasforma. E che l’arte, se davvero ascolta, può diventare un ponte tra ciò che eravamo e ciò che ancora possiamo essere. In un tempo che dimentica, Tramandars è una mano tesa. Un altare laico della memoria. Un sì silenzioso e tenace alla possibilità di restare umani. Info: tramandars.com.