Essere donna nell’antica Pompei: in mostra la condizione femminile in epoca Romana
POMPEI. “La storia siamo noi”. Questa massima filosofica di Sant’Agostino ha fatto da incipit all’intervento del direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, mercoledì 16 aprile, in occasione dell’inaugurazione della mostra “Essere donna nell’antica Pompei” allestita presso la Palestra Grande. Da quel discorso è risultato evidente che l’interpretazione dell’essenza femminile dell’Antichità consente più di una chiave di lettura, a seconda dello “sguardo” del visitatore.
Inoltre, se è vero che storia e archeologia sono discipline che riguardano il flusso degli eventi di un determinato arco di tempo trascorso, la sua interpretazione muta in base allo sguardo di colui (o colei) che intende definirne il significato ontologico.
Nel nostro caso la vita delle donne (fanciulle, giovani o anziane) che relativamente a Pompei antica (e all’universo Romano, di cui la colonia vesuviana formava un campione rappresentativo) possono essere esaminate sia nell’ambito dei vari ruoli ricoperti nella famiglia e nella società, che dalle biografie di personaggi maggiormente rappresentati.
La mostra allestita nella Palestra Grande di Pompei, che resterà aperta dal fino al 31 gennaio 2026, propone un percorso di 8 sezioni che attraverso ritratti privati e funerari, oggetti personali (come arredi personali e amuleti) e racconti scritti sui muri, descrivono l’esistenza di personaggi femminili dell’antichità, ritratti nella funzione pubblica e/o nell’intimità familiare e nelle varie fasi della vita.
La prima sala della mostra ospita figure femminili e le loro storie. Segue la vita pubblica di altre, a partire dalla prostituzione, che risultava molto presente. A Pompei ci sono state alcune donne che hanno raggiunto un notevole prestigio sociale grazie alla ricchezza accumulata con l’attività imprenditoriale.
Non poteva mancare, lungo il percorso espositivo, un accenno alla tematica di individuare la radice antica alla base dell’attuale condizione femminile, che predispone il visitatore all’interpretazione dei reperti esposti in base alla funzione che possono aver assunto lungo il percorso, parzialmente doloroso, che ha progressivamente portato all’emancipazione delle donne nei rapporti familiari e sociali.
Otto podcast tematici propongono otto profili di donne divenute famose nell’antica Pompei. Si tratta di narrazioni non necessariamente emblematiche della condizione femminile durante l’Impero romano, ma che dimostrano un potenziale che, come sappiamo, si espanderà successivamente.
La mostra ha l’obiettivo di pervenire ad “una riflessione culturale completa tra passato e presente” sul ruolo delle donne. Bisogna chiarire il potenziale di conoscenza tra i due tempi dichiarati, perché se il presente è sotto gli occhi di tutti, il passato, rispetto al decorso pompeiano, non ha lasciato tracce sufficienti di argomentazione. Ne consegue che solo ricorrendo all’interpretazione dei miti è possibile ipotizzare le condizioni delle donne nelle età antiche.