Amae al Piccolo Bellini di Napoli: in scena l’affidarsi completamente all’altro
NAPOLI. Ancora in scena la danza al Piccolo Bellini di Napoli dal 5 all’8 dicembre 2024 con “Amae”, di e con Eliana Stragapede e Borna Babic, due meravigliosi performers provenienti rispettivamente dalle compagnie Peeping Tom e Ultima Vez.
Ma questo è il programma in cartellone per le serate. Come spesso accade al Piccolo Bellini da un po’, però, la serata è aperta da studenti e studentesse di scuole di danza del territorio che sperimentano così quella che sarà la carriera professionale. confrontandosi con l’ambito palcoscenico. La sera della prima è affidata ad una coreografia a firma di Francesco Vecchione dal titolo “Linfa”.
Dopo l’esibizione è il momento dello spettacolo principale: Amae. Si tratta di un termine giapponese per indicare il comportamento di chi si affida all’altro completamente, nella certezza di ricevere le sue cure ed il suo affetto, quasi una richiesta di amore incondizionato. Partendo dal presupposto che non siamo monadi isolate, ma individui che hanno bisogno degli altri, chi sperimenta l’amae estremizza questo bisogno rendendo l’altro responsabile della propria vita e generando una relazione di co-dipendenza emotiva tra chi si prende cura e chi è oggetto di cura.
Il lavoro si basa sulla drammaturgia di Margherita Scalise ed è accompagnato dalla musica di Nenad Kovacic e Nicholas Britell, ma anche da intensi momenti di silenzio che enfatizzano la carica emotiva dell’azione scenica. I due artisti sopracitati, ideatori e danzatori della performance, mettono in danza proprio questo tipo di relazione al limite tra desiderio, bisogno, cura, possesso, amore.
E infatti lei è di spalle ed indossa un giacchetto, come a voler andar via, questo genera in lui il bisogno di trattenerla dando vita ad un incredibile duetto, in cui lei svincola duttile tra le braccia e sul corpo di lui, completamente abbandonata alle sue manipolazioni, con una fiducia cieca nel suo disporre di lei, ma anche con una qualità di movimento bellissima, fluida, sensuale, scivolosa come l’acqua, duttile come fosse invertebrata.
La performance procede con momenti altalenanti tra i due che restano in bilico tra sentimenti contrastanti, ma sempre sopraffatti dal bisogno l’uno dell’altra, scambiandosi i movimenti come a divenire totalmente parte dell’altro, andando incontro a momenti frenetici e ad altri di totale abbandono. Una danza, la loro, che diviene a tratti esasperata ed a volte delicata e fatta di momenti sospesi, che sottolineano il tipo di relazione e sentimento espresso dalla parola che titola la performance. Una danza di ben alto livello.