Il problema sicurezza torna al centro del dibattito politico a Pompei
POMPEI. «È grave che in una città internazionale, come Pompei, accadano furti, rapine, aggressioni, risse tra baby gang, senza dimenticare l’attentato con bomba nel giugno scorso ai danni dell’ufficio professionale (in via Lepanto) del presidente del Consiglio comunale di Pompei, e ancora prima il furto ai danni dell’abitazione del sindaco in via Aldo Moro».
La considerazione sopra riportata, ricavata dalla lettera aperta che i consiglieri di opposizione di Pompei Calabrese, De Angelis, Di Casola, Robetti, Troianiello e Veglia hanno indirizzato al Prefetto di Napoli Michele di Bari dimostra la linea politica di sfiducia dell’opposizione, dovuta all’evidente incapacità di tutela della popolazione residente (imprese e privati), adottata all’indomani della presentazione da parte dell’amministrazione comunale dell’istanza di partecipare al concorso allo scopo di incoronare Pompei col titolo di Capitale della Cultura per il 2027.
Si parte dal recente furto all’Open Bar per fare un lungo elenco di furti, episodi di violenza giovanile e atti intimidatori (o presunti tali) nei confronti di personaggi eccellenti della politica.
Al riguardo si ribadiscono considerazioni di inadeguata gestione della Polizia Municipale (con organico al completo) e il rifiuto dell’amministrazione comunale di Pompei di investire in sicurezza, dotando la città di un efficiente ed esteso impianto di videosorveglianza, che sarebbe utile a contrastare il degrado con vere e proprie discariche a cielo aperto nelle diverse periferie di Pompei.
Per farla breve, ci sono due strategie politiche contrapposte tra loro. Da una parte chi preferisce gli eventi e le iniziative di grande impatto mediatico (come l’acquisto dell’istituto Sacro Cuore, la convenzione con Marina di Stabia e quella con Pompeii Maximall, ecc.).
Su un altro versante si preferirebbe che i soldi (e le iniziative) del Comune fossero spesi per igiene, trasporti e sicurezza. Prevale sempre la politica di chi ha più voti (nel nostro caso quella di Lo Sapio e compagni) ma questo non significa che hanno ragione loro.