Chiavi d’oro di Pompei a Sangiuliano, Italia Viva insorge: «No alla ratifica in consiglio comunale»
POMPEI. Valutare l’opportunità di cancellare una decisione che si è rivelata imprudente ed intempestiva è quanto richiesto in un comunicato dal capogruppo consiliare Salvatore Caccuri e dal direttivo pompeiano di Italia Viva. La richiesta, anche se formalmente gentile, appare sorprendente perché propone di cancellare un passato ineluttabile che avvicina il nome di Pompei ad una vicenda indecorosa.
Il caso Boccia/Sangiuliano è l’argomento che tiene banco dappertutto in città, anche dopo che il ministro della Cultura ha rassegnato le dimissioni. Il fatto è che si temono implicazioni sulla vita sociale e sull’economia della città. Soprattutto potrebbe risultare penalizzata l’immagine di Pompei, che vanta la gestione virtuosa del rinomato sito archeologico. La tappa del G7 Cultura negli Scavi, che avrebbe dovuto registrare il protagonismo (in ruoli distinti) della “coppia più bella del mondo” potrebbe esserne dimensionata, se non annullata.
Si critica il dono delle chiavi della città, in oro, a Sangiuliano. Ora che l’ex ministro della Cultura Franceschini, che le aveva ricevute prima di lui, inaugurando una tradizione “brillante” frutto dell’immaginario creativo del sindaco di Pompei, ha dichiarato di volerle restituire, è partita la formazione di comitati locali che intendono proporre al ministero della cultura di venderle all’asta per devolverne il ricavato ai bambini della Palestina.
Una buona azione che aiuterebbe a far dimenticare una brutta figura. I due preziosi fanno oramai parte del patrimonio del Ministero della Cultura ma per le vittime innocenti di una barbara aggressione si potrebbe fare una lodevole eccezione.
In Consiglio regionale della Campania Luigi Cirillo di Azione ha ribadito il sospetto che l’amministrazione pompeiana possa essere in parte coinvolta in una vicenda dai risvolti ancora da indagare, derivanti dai rapporti dell’imprenditrice pompeiana con l’amministrazione comunale che (a quanto pare) aveva facile accesso nelle stanze del potere. Ipotesi ispirata ad una recente interrogazione dell’opposizione.
Infine è arrivata la richiesta, cortese ma tagliente, di Salvatore Caccuri e del direttivo di Italia Viva al sindaco di Pompei di avallare la mancata ratifica in consiglio comunale del decreto di giunta che prevedeva l’onorificenza a Sangiuliano. Significherebbe comunicare all’ex ministro: “Scusate, ridateci indietro le chiavi, ci eravamo sbagliati”. A quanto pare quelle chiavi non portano fortuna.
Altro argomento di conversazione tra i pompeiani riguarda la cerimonia di consegna delle chiavi. Molti non furono invitati e ne appresero la notizia solo dopo la pubblicazione delle foto. L’evento si svolse in forma “intima e riservata” e mancò qualsiasi informativa pubblica. Ne venne esclusa buona parte del ceto civile, l’opposizione consiliare e qualche esponente (scomodo) di maggioranza.
Il motivo di tanta urgenza? Si doveva consegnare il prestigioso omaggio prima del G7 negli Scavi in una cerimonia pensata come “apripista” di un evento internazionale che profumava di storia, perché doveva mettere in vetrina il bello e il buono di Valle del Vesuvio.
Lo scenario ideale per “incoronare” un protagonista della politica nazionale che avrebbe, poi, tutelato sotto le sue ali il ceto politico locale e, naturalmente, la “vetrinista”. Purtroppo il nostro eroe è svanito dalla scena ancora prima di esservi entrato.