Rosari e medaglie dal Santuario di Pompei: strumenti della Fede per Bartolo Longo

POMPEI. Non vi è dubbio che nell’ottobre del 1872 a Valle di Pompei vi fu un evento a dir poco eccezionale, ovvero la conversione definitiva dell’avvocato Bartolo Longo. Una mattina di ottobre in via Arpaia (detta allora anche “delle Arpie”) udì il verbo della Vergine di Valle che lo esortò a propagare il Rosario di San Domenico in cambio della Salvezza.

Ebbene, come vedremo in seguito, tra gli strumenti che l’avvocato pugliese adoperò per portare a compimento i desideri della Madonna vi furono anche le corone e le medaglie con la sua effige e quella del nascente Santuario. Dal suo arrivo a Valle, e anche dopo la posa della prima pietra del Santuario, Don Bartolo nel tempo propagò il Rosario incessantemente non solo sul suolo pompeiano ma anche oltre i confini nazionali.

Ce ne parla sia nel calendario dell’anno 1900 e sia, soprattutto, nell’opuscolo realizzato in occasione dello scoprimento della facciata della basilica dedicata alla Pace Universale (1901). L’avvocato spiegò che il Santuario di Pompei fu una vera e propria opera sociale, perché apportò il bene morale e il lavoro agli operai di ogni Nazione.

Raccontò, infatti, che nell’anno 1899 i Rosari partiti da Valle di Pompei e venduti in tutto il mondo raggiunsero il numero di 390mila unità, per un peso di oltre 49 quintali. Nello stesso anno ordinò a varie case e opifici industriali 1,5 milioni di medaglie della Vergine di Pompei mentre l’anno dopo, nel 1900, aumentò il numero, le commissioni e la spesa per 2,25 milioni di medaglie.

Gli opifici in questione che intrecciavano le corone e coniavano le medaglie religiose vendute a Valle di Pompei erano per la maggior parte francesi (Mazoyer et Balme, Auvry et Berandy, Michelin, Turgis, Marinoni, Saudinos Ritouret e Mayaud Frerès) che ricevevano lavoro ed oro dal Santuario mariano e contribuivano con i migliori prodotti dell’arte alla propaganda dell’opera pompeiana di civiltà e di pace.

Mi piace però soffermarmi sulla fabbrica Mayaud Frerès della cittadina francese Saumur, tra le più affascinanti della Valle della Loira, che tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo era specializzata nella produzione di oggetti di pietà, ovvero di rosari e medagliette. Il conio delle medaglie veniva praticato utilizzando un punzone recante sopra un motivo.

Il punzone in foto, le medaglie ottenute con esso e appartenenti alla mia collezione privata sono un documento storico eccezionale. Erano proprio quelli che utilizzava l’opificio francese in questione e questo lo testimonia il fatto che su uno dei punzoni e sulle medaglie vi è uno schizzetto realizzato dal Beato Bartolo Longo prima della realizzazione della facciata del Santuario dedicata alla Pace Universale dove l’avvocato immaginava il campanile (poi eseguito tra il 1912 e il 1925) sul lato destro del Santuario.

Le medaglie commissionate dal Longo (tramite il suo disegno) venivano coniate e lavorate in diversi materiali: oro, argento, bronzo per poi essere spedite a Valle di Pompei, dove lo stesso provvedeva alla vendita per il sostentamento delle opere di carità.

Invito tutti a visionare i punzoni esposti nel mio archivio personale e sopratutto lo schizzetto originale presente presso l’archivio del Santuario di Pompei [1.sez. VI, cart. 36. r.] che fa capire a chiare lettere l’intuizione del Beato Bartolo Longo, il quale aveva anni prima già chiaro nella sua mente sia il progetto del campanile che quello del conio delle medaglie.

Finisco col ringraziare il direttore dell’archivio “Bartolo Longo”, don Salvatore Sorrentino, che mi ha accolto con cordialità nei giorni in cui mi sono recato nell’archivio per le ricerche che hanno confermato quello che io avevo già immaginato sui punzoni. Fonti: Archivio Storico Bartolo Longo [sez. Xv, Fasc. 3251]. Schizzetto: Archivio Bartolo Longo [1.sez. VI, Cart. 36. r.]. Foto e punzoni: archivio personale Luigi Ametrano.

Luigi Ametrano

Luigi Ametrano

Imprenditore alberghiero con la passione per la scrittura e la storia recente di Pompei

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