Nel cantiere dell’Insula Meridionalis di Pompei procedono restauro e ricerca scientifica
POMPEI. L’intervento di messa in sicurezza, consolidamento e restauro dell’Insula Meridionalis nel settore occidentale del Parco Archeologico di Pompei interessa lo spazio compreso tra il tempio di Venere e le Terme del Sarno. Ha richiesto un intervento complesso ma che riserva buone prospettive per la ricerca scientifica. Ha assorbito risorse finanziarie intorno ai 30 milioni di euro, la previsione di circa 4 anni di lavori e l’impegno fino a 100 unità lavorative.
Le pendici della collinetta affacciata sulla piana del Sarno ospitano l’insediamento originario di Pompei, partito almeno nel VII secolo a.C. Essa si presenta con una struttura variegata e stratificata verticalmente, anche a causa dell’edilizia pubblica e privata.
Ora essa forma un osservatorio privilegiato per la conoscenza della trasformazione del paesaggio naturale ed urbano, alteratosi sul fronte meridionale a causa di crolli e fenomeni di degrado dovuti ad interventi esterni e alla stessa morfologia dell’area di sedime, oltre all’articolazione degli edifici antichi costruiti su terrazze che si affacciavano sul mare o su un’area paludosa tra fiume e mare.
L’area di cantiere, parzialmente scavata, è stata sottoposta nei decenni precedenti ad uno sterro a valle, che ne ha modificato la morfologia originaria, mentre l’orlo del banco lavico è stato trasformato a causa dell’attività estrattiva di ferro.
All’esterno, cinte murarie costruite sull’orlo lavico hanno fatto da basamento alle aree di culto, ai granai ed ai complessi termali mentre le domus costruite sul fronte delle insulae godevano della veduta del Golfo di Napoli e conferivano un’articolazione scenografica a tutto il pianoro.
Il progetto, alla fine, prevede di restituire alla fruizione una parte della città che si ritiene fortemente strategica alla conoscenza complessiva della storia di Pompei e che da troppo tempo è stata negata alle visite turistiche e alla ricerca scientifica.
Gli interventi in corso riguardano la messa in sicurezza allo scopo di consentire lo svolgimento delle attività di cantiere; il recupero strutturale ed architettonico degli edifici e degli apparati decorativi, che si estenderanno anche al costone roccioso, e il restauro architettonico e degli apparati decorativi pavimentali e parietali.
Alla fine sarà possibile aprire alle visite turistiche un’ampia area intramoenia ed alcune aree esterne mai rese accessibili in precedenza. La ricerca archeologica potrebbe finalmente chiarire il profilo del regime del fiume Sarno nel suo sbocco a mare. Potrebbe cambiare in parte la stessa configurazione della città antica e l’andamento dei flussi turistici in punti nevralgici del centro antico, tra il Tempio di Venere e l’ingresso dal Quartiere dei Teatri.