I rapporti tra politica e panificatori nell’antica Pompei
POMPEI. Quinto scrisse per il fratello Marco Tullio Cicerone un manualetto elettorale ancora oggi consultato per interpretare i riti della politica. Da esso si apprende che l’ambiente domestico veniva a volte utilizzato per la pubblicità elettorale, esposta prevalentemente nelle strade, a comprova della passione politica a Roma (come a Pompei).
La pubblicità elettorale doveva influenzare l’elettorato più ampio possibile. Di regola veniva apposta presso le case dei candidati e dei cittadini più influenti ma anche presso taverne, botteghe, officine, circoli associativi, foro, terme, teatri e locali frequentati, piazzette, crocicchi e porte urbane.
Una serie di iscrizioni elettorali nell’ambiente che ospitava il larario (altare domestico) presso un’abitazione della Regio IX di Pompei esortano a votare Aulus Rustius Verus, personaggio noto a Pompei in quanto già segnalato con precedenti iscrizioni elettorali nella stessa forma di Giulio Polibio, altro personaggio di potere.
Dalla campagna elettorale di Giulio Polibio si deducono elementi per interpretare quella di Rustius Verus: per esempio, la sede delle sue iscrizioni elettorali poteva essere, forse, la casa di un supporter, forse schiavo o liberto, considerato che, nello specifico, si trattava di un panificatore, come fa pensare la presenza di un grande forno nella casa.
Avere tra i propri sostenitori un panificatore portava vantaggi per i candidati che praticavano il voto di scambio. Nello specifico, dalla presenza delle iniziali (A.R.V.) sulla macina appoggiata nell’atrio della casa è stata valutata l’ipotesi che Aulo Rustio Vero avesse potuto finanziare l’attività del pistor (panificatore), dal momento che la pubblicità elettorale si praticava in casa del candidato o in quella di un amico.
Il candidato solitamente riceveva ed organizzava banchetti elettorali. Sfoggiava un accompagnamento ampio e differenziato che gli conferiva prestigio, perché un casa piena di “salutatores” era indice di potere, tanto che era progettata appositamente con panche per una migliore ospitalità.
La propaganda elettorale nella casa Aulo Rustio Vero risulta variamente distribuita. I messaggi in forma più o meno frammentaria del larario fanno pensare all’esercitazione di uno scriptor. In un altro ambiente si legge: “Vi esorto vivamente a votare per Aulo Rustio Vero, candidato edile, uomo degno della carica dello Stato”. Del medesimo personaggio sono le iniziali sulla macina trovata a pochi metri di distanza dall’ambiente del larario.
Le iniziali A.R.V. sulla macina, incise e dipinte con la stessa porpora dei programmata elettorali, ricordano quelle di Giulio Polibio sulla macina nella Casa dei Casti Amanti. Probabilmente non si tratta di un caso dal momento che Giulio Polibio e Rustio Vero condividevano alcuni comportamenti, come i messaggi di sostegno elettorali sulle mura della casa e le iniziali sulla macina.
Difatti Aulo Rustio Vero veniva considerato un notabile a Pompei, come si evince dai programmata elettorali in funzione della carriera politica. All’interno della predetta casa si leggono messaggi che lo supportano sia come candidato edile che come candidato duoviro. Probabilmente nella seconda campagna elettorale riuscì ad avere l’appoggio del collega Giulio Polibio, che era stato eletto duoviro come lui.
Inoltre Aulo Rustio Vero potrebbe essere stato il proprietario della casa IX, 10, 1, oppure il suo proprietario doveva essere stato suo amicus. Le sue iniziali sulla macina deporrebbero in favore della seconda ipotesi. Il commercio di panificatore veniva esercitato da schiavi o liberti, condizione incompatibile con una carica magistratuale.
I pistores, detentori di una ars definita vulgaris da Cicerone, erano generalmente schiavi. Ne consegue che erano sprovvisti di capitale iniziale necessario per un’attività commerciale, conseguentemente il peculium veniva probabilmente dal sostegno elettorale. Inoltre, dal momento che Aulo Rustio Vero puntava alla carica di edile non poteva essere un liberto (né tantomeno uno schiavo).
Potrebbe essere che il menzionato personaggio avesse supportato l’attività del proprietario della casa, contribuendo al suo finanziamento: così si spiegherebbero le iniziali A.R.V. sulla macina. D’altro canto il suo non è l’unico nome rinvenuto sulle mura, perché sullo stipite nord-ovest del tablino figura il nome Alypus, che dall’onomastica era diffuso tra schiavi e liberti.
All’interno della casa IX, 13, 1-3, forse appartenuta a Giulio Filippo (imparentato con Giulio Polibio, e probabilmente liberto imperiale) ci sono due manifesti a supporto di Giulio Polibio candidato duoviro. In questa prospettiva viaggia la parallela ascesa politica di Rustio Vero e Giulio Polibio, entrambi colleghi duoviri e notabili pompeiani, supportati fin nei midolli delle rispettive case e in qualche modo legati ai pistores.
Del resto è risaputo che a Roma (come a Pompei) edili e fornai collaboravano ai limiti della legittimità. Se ne deduce che Aulo Rustio Vero, allo stesso modo di Giulio Polibio, abbia avuto motivo di approfittare della circostanza che l’elettore vive (soprattutto) di pane.