“Ombre sommerse”: a Milano la mostra di Petrucci ispirata ai graffiti di Pompei
MILANO. È stata inaugurata oggi e sarà visitabile fino al 18 maggio 2024 a Milano “Ombre sommerse”, la nuova mostra dell’artista pompeiano Nello Petrucci. Con questo lavoro espositivo Petrucci intende valorizzare la forma comunicativa dei graffiti, che sui muri della Pompei antica ha trovato la sua massima e più celebre espressione.
Piccole frasi, riflessioni fugaci, affidate a pareti affrescate, che hanno permesso a piccole storie quotidiane di viaggiare attraverso i secoli e arrivare fino a noi. Una sorta di social network ante litteram, insomma.
«I graffiti – spiega Petrucci – non sono solo semplici iscrizioni, ma diventano voci ancestrali che narrano storie di vita quotidiana, di amori travolgenti, fatti di vendette silenziose, di elogi sentiti o di saluti effimeri. Queste scritture, sepolte dal tempo e conservate nelle loro sfumature originarie, sono testimoni mutevoli di un’epoca lontana che continua a parlarci mentre le emozioni corrono nel nostro presente».
«L’impulso primordiale di lasciare un gesto, di tracciare insulti, di condividere passioni o semplicemente di eternare il proprio nome – ha aggiunto l’artista – ha sempre suscitato in me un profondo fascino e una connessione emotiva. Dietro queste scritte si nasconde una persona che non conosceremo mai, eppure ha lasciato un’impronta che oggi possiamo ancora ammirare».
E da nessun’altra parte, più di Pompei, questa antica tecnica di comunicazione ha lasciato il segno. «Pompei, con i suoi circa diecimila graffiti, si presenta come un “twitter” dell’epoca antica. Esplorando questi graffiti, ci si immerge in tematiche universali e intramontabili: l’amore nella sua essenza più pura, la politica e il suo intricato gioco di potere, la religiosità e le superstizioni che ancora oggi ci affascinano e ci interrogano» ha detto ancora Petrucci.
Cosa emerge raffrontando i graffiti di Pompei con quelli presenti nelle città moderne? «Confrontando queste testimonianze con i graffiti delle nostre metropoli contemporanee – commenta l’artista – emergono nette differenze di contesto e di intenti, ma anche una profonda continuità nella ricerca dell’espressione e dell’identità. È sempre stata per me una fonte di ispirazione la capacità dei pompeiani ad esprimersi con autenticità e spontaneità, senza filtri o convenzioni».
I moderni graffiti «spesso rappresentano un grido di ribellione o una denuncia delle ingiustizie, mentre i graffiti di Pompei mi parlano di un desiderio universale di esistere, di lasciare una traccia indelebile della propria presenza nel mondo».
«Questo spunto di riflessione tra passato, presente e futuro, che in un’epoca in cui le parole tendono a perdersi nell’effimero o ad essere distorte, invece, nei graffiti di Pompei ci ricordano che le nostre storie, i nostri sogni e le nostre battaglie, restano impresse nel tessuto inestimabile della storia. “Ombre sommerse” – conclude quindi l’artista – rappresenta per me un invito a immergersi nelle profondità del passato, a scoprire le storie nascoste e le emozioni intrappolate nelle antiche mura».