Appino canta l’umanità al Duel di Pozzuoli

POZZUOLI. È una giornata uggiosa e sottotono quella di martedì 26 marzo 2024 a Napoli, una di quelle sere in cui non avresti voglia di uscire, ma c’è il concerto di Appino al Duel a Pozzuoli e allora ti metti al volante e vai. Facciamo un passo indietro: Andrea Appino all’anagrafe, frontman della band degli Zen Circus, è uscito lo scorso novembre con un disco solista – in realtà già il terzo in parallelo alla sua discografia con gli Zen Circus – ed ora sta attraversando la Penisola da Nord a Sud, senza dimenticare le isole, per proporre live un lavoro in effetti non semplice.

Humanize, titolo del disco e del tour, è di per sé piuttosto esemplificativo: Appino canta dell’umanità, pregi e difetti, bassezze e nobiltà, velleità, possibilità, timori e tutta la gamma infinita di sentimenti e stati d’animo possibili. Operazione ardita, potenzialmente infinita, che su disco è infatti accompagnata da testimonianze varie di persone comuni, di ogni età ed estrazione sociale, e che dà forma a quello che una volta si chiamava concept album, operazione anacronistica e meravigliosa nell’era dei singoli usa e getta.

Appino prende possesso del palco assieme alla band composta da Matteo D’Ignazi, Davide Barbafiera, Valerio Fantozzi e Fabrizio Pagni con in sottofondo una delle tracce vocali che nel disco si alternano alle canzoni e, immediatamente, senza dire una parola, attacca a suonare.

Il concerto è questo: il racconto di storie varie, una sorta di campionario dell’umanità che ne racconta vizi e virtù, senza giudizio. Perché l’essere umano è così, meravigliosamente imperfetto e questo lo rende intimamente umano, la scelta, le emozioni, la responsabilità.

E la responsabilità è quella verso se stessi e verso gli altri, ché Appino dell’anima sociale non riesce a fare a meno, per fortuna. Ebbene, ecco che già dai primi accordi la serata si trasforma, il corpo si muove al ritmo della batteria e lascia andare ogni cosa, perché la musica live ha questo potere: essere vivida, rigenerante, incredibilmente curativa e liberatoria.

I brani proposti sono tratti principalmente dall’ultimo album, ma ci sono alcune perle imprescindibili tratte dai due dischi precedenti. Appino è in una veste insolita, non è il solito festaiolo sul palco, è quasi schivo, con lo sguardo coperto da un paio di Rayban e di pochissime parole, piuttosto fa parlare la musica. È una scelta, dice, perché gli pare che si parli troppo oggi ed è forse meglio esprimersi con l’arte e basta.

La parte elettrica è potente, la band sostiene Appino benissimo e l’atmosfera che si crea tra il pubblico è quella di una partecipazione totale, come essere tutti assieme, con la musica che riverbera nel corpo e la voce di Appino che racconta di noi, tutti, nessuno escluso, che tutti nasciamo, viviamo, commettiamo errori, inseguiamo ideali, amiamo, soffriamo, odiamo, desideriamo, abbiamo paura, moriamo.

Anche il set acustico, per il quale Appino resta sul palco da solo, mantiene alta la tensione emotiva, creando un’atmosfera particolarmente intima, come tra amici che si confidano cose privatissime, solo che quelle cose sono amplificate attraverso un microfono e diventano un po’ di tutti e fanno un po’ meno paura.

Poi torna la band per un finale che è un crescendo e che culmina con “Il Testamento”, brano tratto dal primo album solista di Appino. Cantato fino a sentire le vene della gola esplodere, straziante e consapevole, come tutte le cose vere e profonde della vita.

Sui ringraziamenti Appino finalmente solleva gli occhiali scuri che gli hanno coperto lo sguardo per tutta la durata del live e guarda negli occhi il pubblico, il suo pubblico, quello che sa non è scontato avere, perché un ascolto che richiede impegno deve contare su un pubblico che quell’impegno lo vuole investire, e infatti lo dichiara apertamente.

Ma su quell’impegno dell’ascoltatore, su chi si è messo in auto in questo suddetto martedì sera, Appino può contare e se lo merita, perché non solo è un ottimo musicista ed una delle migliori penne del panorama musicale contemporaneo, ma anche uno generoso sul palco. E la generosità è una delle migliori doti in una performance live. Ecco, ora Appino lo si riconosce perché sorride e dice “Ci si vede dopo. Dove si va a bere a Pozzuoli a quest’ora?”. Ecco, questo è Appino. E ci piace. (Foto di Teresa Crisci)

Nicoletta Severino

Nicoletta Severino

Danzatrice e coreografa, dirige la scuola di danza "Attitude" di Napoli. Proviene da studi filosofici e collabora con varie testate, trattando temi di attualità, di arte e di cultura.

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