Al Santuario di Pompei una giornata di preghiera per i carcerati
POMPEI. Il 18 febbraio 2024, prima domenica di Quaresima, la Conferenza Episcopale Campania, come per gli anni passati ha dedicato una giornata di preghiera agli istituti penitenziari. Vale a dire per tutte le persone che soffrono dentro lei carceri e che, purtroppo, come apprendiamo dalla cronaca, alcune volte non sono a misura della dignità umana riguardo alle condizioni di vivibilità interna.
Oltre ai carcerati, non bisogna dimenticare che durante la loro detenzione soffrono le loro famiglie e tutte le altre persone che, come il personale carcerario e come volontari, svolgono il loro servizio nelle carceri della Regione Campania.
«Per un detenuto – ha detto Papa Francesco parlando ai referenti diocesani del cammino sinodale italiano, nell’incontro nazionale del 25 maggio 2023 – scontare la pena può diventare occasione per fare esperienza del volto misericordioso di Dio, e così cominciare una vita nuova».
È chiaro che la pena deve far riflettere sull’errore commesso ma non imporre comandi, divieti e/o restrizione contro la morale, mentre la comunità cristiana viene invitata ad abbandonare i pregiudizi per mettersi alla ricerca di coloro che provengono da anni di detenzione «incontrarli, per ascoltare la loro testimonianza, e spezzare con loro il pane della Parola di Dio».
L’Ufficio per la Pastorale Carceraria ha perciò invitato le parrocchie a continuare l’opera di sensibilizzazione, mettendo in atto tutte le iniziative utili per superare i pregiudizi e prendere in mano il coraggio del Vangelo.
Il 6 aprile, Giornata della Misericordia ogni anno arrivano pellegrini a Pompei circa 200 detenuti della Casa Circondariale di Napoli, accompagnati da don Giovanni Russo. Partecipano nella cattedrale della Madonna del Rosario ad una cerimonia religiosa che esprime la vicinanza della Chiesa di Pompei alla loro condizione di dolore di detenuti ed alla sofferenza delle loro rispettive famiglie per il disagio che ne deriva.
A Pompei, secondo l’iniziativa avviata dal Beato Bartolo Longo, è stata sempre praticata una particolare sensibilità sulle condizioni dei carcerati. Basta ricordare le iniziative di ospitalità e di educazione scolastica e morale praticate a beneficio dei loro figli, anche per sollevarli dalle condizioni di miseria che prima avevano afflitto i loro genitori.