Filiera alimentare e turismo lento: gli obiettivi dell’azienda agricola degli Scavi di Pompei
POMPEI. La recente conferenza stampa sulla partecipazione del Parco Archeologico di Pompei insieme all’ente amministrativo (Comune) e religioso (Santuario della Madonna del Rosario) alla Ttg di Rimini ha dato opportunità al direttore Gabriel Zuchtrieghel di approfondire le motivazioni alla base del progetto di azienda agricola del Parco.
L’azienda è stata messa in produzione con fondi agricoli interni ed esterni (ma di prossimità) della Pompei antica, inserita nel ring della Buffer zone, disegnato recentemente all’Unesco.
Si tratta, nella sostanza, di rielaborare una mappatura di utilizzo agricolo dei suoli disponibili (alcuni abbandonati) sul territorio vesuviano. Lo scopo è di valorizzarli, rimettendoli in produzione sulla base di metodi, produzioni e tecniche delle trasformazioni artigianali ispirate alla ricerca scientifica operata sui resti archeologici e alla tradizione antica locale.
Altro step significativo dell’iniziativa riguarda la tutela ambientale del paesaggio, destinata ad essere implementata come conseguenza diretta, ma sapientemente orientata dalla pratica virtuosa avviata dal Parco con esempi vincenti, destinati a suscitare immediate repliche imitative sul resto del territorio circostante.
Altro obiettivo strategico è quello di favorire la coesione territoriale, con iniziative sociali di sostegno alle fasce fragili della società civile del territorio circostante e soprattutto col miglioramento della professionalità (anche con iniziative formative) del ceto agricolo produttivo locale, sulla base di iniziative esemplari miranti ad influenzare la leadership del ceto agricolo attivo sul tutto il territorio circostante.
Lo scopo finale, che anche se non è stato enunciato si percepisce dalle tesi illustrate dal giovanissimo dirigente del Parco, è di fare dell’azienda agricola in fase di creazione la testa pensante della filiera alimentare innestata in un contesto socio-economico basato sui valori mediterranei di accoglienza e tolleranza che favoriscano il turismo lento.
Vale a dire fruitore di arte, natura e cultura e, allo stesso tempo, interessato alla conoscenza dell’universo di valori e sapori di cui il territorio è pienamente dotato.