La villa di Poppea si anima con il “museo diffuso”: statue e reperti ritornano in situ

TORRE ANNUNZIATA. Un progetto di allestimento innovativo e suggestivo della Villa di Poppea consiste nella ricollocazione delle sue statue e reperti originari dislocati altrove.

L’iniziativa è frutto di una filosofia gestionale del patrimonio archeologico praticata progressivamente negli ultimi anni, in occasione delle riaperture delle domus dopo le opere di restauro. In esse sono state create vetrinette espositive di reperti.

Ora si punta alla creazione di un museo diffuso permanente allo scopo di valorizzare, in un ambito esclusivo, l’eccezionale patrimonio statuario di Oplontis, precedentemente in parte esposto presso Palazzo Criscuolo di Torre Annunziata ed in parte conservato nei depositi del Parco archeologico di Pompei.

Ora le statue sono state  disposte ad arte negli ambienti della villa di Poppea sulla base di colpi d’occhio ed effetti scenografici basati sul profilo architettonico della Villa, collocato in un contesto paesaggistico tra costa marina e campagna vesuviana.

I reperti ricollocati prevedono un cratere in marmo pentelico a bassorilievi che apre il percorso e grandi statue di marmo: la Nike, l’Artemide e l’Efebo, e poi il busto di Eracle, il bambino con l’oca, una testa di Afrodite e ritratti di bambini. Successivamente, i centauri e il gruppo scultoreo del Satiro con Ermafrodito esposti nella mostra “Arte e sensualità nelle case di Pompei” presso la Palestra Grande di Pompei.

«Riportare questi reperti nel luogo originario di provenienza rappresenta un’operazione di tutela finalizzata a garantirne un’adeguata conservazione in ambienti monitorati – ha dichiarato il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – ma anche di valorizzazione, sia delle opere e sia della villa, in quanto l’esposizione in loco consente un racconto diretto e suggestivo del contesto reale».

L’itinerario ha inizio con il grande cratere a calice esposto nel grande salone di rappresentanza colonnato. Raffigurati in bassorilievo i gruppi di guerrieri di Pirro, disposti in coppia.

Ognuno batte lo scudo con il braccio sinistro e tiene la spada con il destro. Un terzo uomo danza a destra. I guerrieri danzano in punta di piedi con le gambe incrociate e i corpi allungati.

Non di minore impatto è la Nike, la donna alata, con il leggero piede nudo in uno degli ambienti che affacciano sulla piscina. L’Artemide, rappresentata in piena falcata, con il peso del corpo che poggia sulla gamba sinistra e la destra sollevata. Particolare anche la scultura del bambino (visto come eros) che gioca con l’oca.

La villa di Poppea (nota anche come Villa A per distinguerla dalla Villa B rinvenuta poco distante) era una delle più importanti ville d’otium della costa del Golfo di Napoli. È stata attribuita a Poppea, seconda moglie di Nerone.

I colonnati dell’affaccio sud, i giardini e le terrazze costituivano parte integrante del panorama vesuviano, visto dal mare, contornato dalla campagna circostante e le colline ricoperte di boschi e vigneti.

La villa di Poppea è l’unica ad offrire la possibilità di ricostruire, sulla base degli scavi archeologici, la composizione dei giardini interni, luoghi di riposo e meditazione. Studi paleobotanici hanno consentito di ricostruire la sua vegetazione originaria.

Il museo diffuso della villa di Poppea a Oplontis segna il superamento del Museo dell’Identità a Palazzo Crisuolo, in attesa della creazione di un museo ad hoc presso l’edificio vanvitelliano dello Spolettificio di Torre Annunziata.

Il direttore Zuchtriegel nella presentazione del progetto ha fatto notare la scarsa partecipazione dei torresi, che evidentemente non hanno apprezzato il valore innovativo dell’iniziativa.

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Mario Cardone

Mario Cardone

Ex socialista, ex bancario, ex sindacalista. Giornalista e blogger, ha una moglie, una figlia filosofa e 5 gatti. Su Facebook cura il blog "Food & Territorio di Mario Cardone".

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