Commemorato in via Arpaia l’evento che cambiò la storia della Nuova Pompei
POMPEI. Bartolo Longo arrivò a Pompei nell’ottobre 1872 e, camminando in Località Arpaia, ascoltò un’ispirazione interiore: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. È promessa di Maria. Chi propaga il Rosario è salvo!”.
Lo scorso 29 ottobre, a memoria di quell’evento che 150 anni fa ha cambiato la storia di questa terra, si è svolta nell’odierna via Arpaia una celebrazione commemorativa che ha coinvolto tutta la comunità dei fedeli pompeiani, davanti alla stele che ricorda l’avvenimento prodigioso.
«È davvero un’emozione grande ritrovarci qui, in via Arpaia, e rivivere il momento sacro di quel giorno del tardo ottobre 1872. Il momento da cui tutto ebbe inizio. Quando vi arrivò il giovane avvocato, questo luogo era in aperta campagna. Era, come poi scriverà, il “luogo più selvaggio di queste contrade, quasi abitacolo delle Arpie”».
Così l’Arcivescovo di Pompei, monsignor Tommaso Caputo ha introdotto la commemorazione del primo arrivo del Beato Bartolo Longo nell’allora Valle desolata. Sono trascorsi centocinquant’anni da quel giorno nel quale il Fondatore del Santuario ascoltò le parole: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. È promessa di Maria. Chi propaga il Rosario è salvo!”.
«Questo – ha commentato ancora il Prelato – è il luogo di quella voce dall’alto. E fu l’attimo decisivo, il momento di svolta. E così la storia, la storia sacra della Nuova Pompei iniziò. Quella illuminazione interiore è, poi, passata al centro di tante storie, tutte legate e annodate, una all’altra, come i grani del Rosario: iniziando con la storia di Bartolo Longo e della sua vocazione, per poi passare alla storia del Santuario e delle Opere di carità, alla storia di questa città, la Nuova Pompei, e naturalmente alle storie di ognuno di noi. In questo luogo siamo di fronte a centocinquanta anni nutriti di vita. Sono qui le nostre radici. È qui che dobbiamo continuamente ritornare per ascoltare quella ispirazione interiore. È qui la nostra vocazione».
Alla commemorazione ha visto la partecipazione dell’intera Pompei: i sacerdoti, i diaconi, le religiose e i religiosi, i membri delle associazioni e del volontariato, i giovani dei Centri educativi e le loro famiglie, l’intero popolo della città.
Presente anche il sindaco Carmine Lo Sapio. «Non dobbiamo soltanto leggere il Rosario e la Supplica – ha detto il primo cittadino rivolgendosi a chi vive o lavora nella città mariana – ma dobbiamo mettere in pratica quello che leggiamo: solo così Pompei potrà essere una città migliore».
Al monumento dedicato al Beato arde una fiamma simbolica alla quale hanno attinto il fuoco, per accendere le proprie lampade, i parroci della città a nome di tutti i fedeli di Pompei, il rettore del Santuario a nome dei pellegrini, due rappresentanti delle Opere sociali, a nome del “Santuario della carità”, il responsabile della Missione Mariana del Rosario che ha il compito di offrire il carisma ricevuto dal Beato nelle Missioni fuori Pompei, e il sindaco a nome della città fondata da Bartolo Longo.