“Tufo”: la performance artistica di Alessandra Sorrentino al Pompei Street Festival

POMPEI. È stata intitolata simbolicamente “Tufo” ed è l’esibizione artistica che la danzatrice e performer pompeiana Alessandra Sorrentino ha messo in scena gli scorsi 23 e 24 settembre in occasione del Pompei Street Festival 2022.

L’artista ha praticamente “costruito” una casa in scena, trasportando dei mattoni di tufo e interpretando con la sua coreografia, quasi come un rituale ancestrale, i gesti e l’attività dell’edificare.

Nella performance, che si è materializzata nella storica cornice dell’ex Fonte Salutare a Pompei, l’artista pompeiana è stata accompagnata dal percussionista Salvatore Cecere all’handpan.

Con questa esibizione, ha spiegato Alessandra, «ho inteso creare personalmente uno spazio di indagine nel quale, partendo da un corpo femminile, si possa scoprire il senso crudo e reale della fatica di un io “operaio” che si confronterà con un mucchio di mattoni di tufo da spostare».

Materiali inerti che però restituiscono il valore di uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano, quello di avere una casa, un tetto sotto il quale rifugiarsi e vivere. I mattoni, dice infatti Alessandra, appaiono come «tasselli pesanti e porosi che hanno danzato e hanno preso forma su un letto di terra illuminato da una candela, prima di diventare una casa».

Ma la casa cui allude Alessandra non è solo quella fisica, quella che abitiamo. Metaforicamente anche il nostro stesso corpo è una casa, la “casa dell’anima”. «Il corpo – dice – diventa la casa di tutto quello che abita dentro di noi, i mattoni porosi come una seconda pelle, diventano le fondamenta di un habitat psicologico in continua trasformazione: un cantiere abitabile in cui vivono le memorie del nostro corpo-operaio».

Ecco che “Tufo” è allora anche «Un’esperienza psicofisica, una ricerca su nuovi modi di essere e di sentire il corpo, una riflessione intensa sulla fatica e sul corpo abitato e protagonista di una vera rivoluzione interiore».

E i blocchi di tufo che si vedono nella performance diventano blocchi “emotivi”. «I blocchi di pietra di tufo – spiega la danzatrice – diventano come un’architettura mobile in un cantiere abitabile; possono cambiare, possono spostarsi e possono creare nuove forme pesanti».

«A volte – conclude – siamo bloccati in alcune forme ed alcuni modelli perché è come lo abbiamo imparato ed è come siamo abituati. Ma possiamo ancora imparare a muovere queste costruzioni di blocchi talvolta emotivi, in differenti costellazioni». (Foto di Enrico Di Cerbo).

Marco Pirollo

Marco Pirollo

Giornalista, nel 2010 fonda e tuttora dirige Made in Pompei, rivista di cronaca locale e promozione territoriale.

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