Progetto Eav, anche una impresa ricorre contro gli espropri. Il Comune di Pompei resisterà in giudizio
POMPEI. Progetto Eav, spunta la prima impresa che trascina l’amministrazione davanti ai giudici. Si tratta di una società immobiliare con sede in via Lepanto. La ditta – una srl – ha deciso di ricorrere al Tar chiedendo al tribunale, tra le altre cose, l’annullamento della contestata delibera numero 56 del 27 settembre 2019.
È il provvedimento della “discordia” adottato dall’allora consiglio comunale di Pompei per l’ok finale al progetto Eav da circa 67 milioni di euro e dei quattro sottopassi, dai 30 ai 60 metri lineari, da costruire in via Crapolla II, via Scacciapensieri, via Parroco Federico e via Nolana.
Tutto ciò anche per eliminare quattro passaggi a livello. Il progetto, da tre anni, è contestato da cinque comitati civici, oltre 4mila residenti soprattutto a via Nolana, via Fucci, via Crapolla, e dall’intera opposizione in consiglio comunale.
Tant’è che circa dieci cittadini – a partire dallo scorso 25 marzo (giorno in cui il concessionario Consorzio Ferroviario Vesuviano ha notificato i primi decreti di occupazione d’urgenza per l’inizio dei lavori) – stanno preparando altrettanti ricorsi per ottenere l’annullamento del decreto e la momentanea sospensione di efficacia della delibera di consiglio comunale.
Il primo a trascinare sia l’azienda Eav che il Comune davanti ai giudici è stato proprio un privato. Lo scorso 23 maggio, infatti, un pompeiano di via Fucci ottenne un’importante vittoria al Tar. Ricorso accolto – sia pure relativamente alla propria espropriazione per motivi di pubblica utilità, dunque solo per la sua porzione di terreno – e inizio del cantiere temporaneamente bloccato dal giudice della Settima Sezione Tar di Napoli, Michelangelo Maria Liguori.
Ora è arrivato invece il primo ricorso firmato dal rappresentante legale di un’impresa. L’amministrazione comunale del sindaco Carmine Lo Sapio, nonostante la più volte dichiarata disponibilità ad ascoltare le “legittime istanze dei cittadini”, ha comunque proposto alla giunta di “autorizzare la costituzione in giudizio” davanti al Tar per “salvaguardare gli interessi dell’Ente e contestare le avverse argomentazioni” dei titolari dell’impresa edile.