Vincenzo Gemito, lo scultore pazzo. La sua vita in scena al Piccolo Bellini di Napoli

NAPOLI. “Io non so centomila lire quante siano né m’importa di saperlo. Io non conosco il denaro, a me basta una pipa di tabacco e della creta. Il resto è zero”. Così Vincenzo Gemito, scultore napoletano dell’800 ancora troppo poco noto, ma che, per sua stessa ammissione, non era spinto verso l’arte dalla ricerca del successo, ma da quella della verità.

E così è andata la sua vita, magistralmente portata in scena dal regista Antimo Casertano al Piccolo Bellini di Napoli dal 26 aprile al primo maggio 2022.

Gemito, abbandonato alla ruota degli esposti ad un giorno dalla nascita, personalità tormentata, apprendista presso la bottega di Emanuele Caggiano, rappresenta appieno quel riscatto sociale di chi riesce a farsi da solo, a scalare le classi, a seguire la sua vocazione. Nonostante ciò, per gli oscuri motivi della storia, ancora non occupa un posto rilevante tra gli esponenti dell’800 partenopeo.

Lo spettacolo di Casertano, Gemito, l’arte d’ ‘o pazzo, si sofferma sull’intimo della sofferenza dell’artista, sulla sua vicenda umana inscindibile da quella artistica, prendendo le mosse dalla reclusione in manicomio negli anni dal 1886 al 1888, alla fuga ed alla volontaria clausura domestica di oltre vent’anni.

Antimo Casertano, assieme a Daniela Ioia e Luigi Credendino, rispettivamente moglie ed amico di Gemito, ci accompagna tra le pieghe della sua anima, del suo male psichico, del suo dolore emotivo, offrendoci il ritratto di un uomo in preda a paranoie, insicurezze, paure, ma animato dal sacro fuoco dell’arte, che non riesce a scendere a compromessi, a svendersi, ad abbrutirsi. Un uomo costretto a fare i conti con i propri demoni, con il suo maniacale perfezionismo, con le proprie fragilità.

La storia di Vincenzo Gemito diviene così monito per una riflessione più generale sull’artista: l’artista deve fare faticosamente i conti con la propria lacerata personalità, con i propri successi ed insuccessi, con le proprie ossessioni, con le proprie tasche vuote.

Questa riflessione sembra sovvertire il mito del genio folle e suggerirci che la sofferenza, la follia, le paranoie, attanagliano l’artista, piuttosto che ispirarlo come una certa fascinazione ci indurrebbe a pensare, fino a bloccarne ed inibirne la creatività, fino a distruggerlo.

Nicoletta Severino

Nicoletta Severino

Danzatrice e coreografa, dirige la scuola di danza "Attitude" di Napoli. Proviene da studi filosofici e collabora con varie testate, trattando temi di attualità, di arte e di cultura.

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