Stand With Ukraine: sold-out il gala fundraising al Teatro San Carlo di Napoli

NAPOLI. L’arte e la cultura costruiscono ponti ed abbattono muri: lo hanno dimostrato lunedì 4 aprile 2022 i danzatori russi ed ucraini in scena assieme al Teatro “San Carlo” di Napoli in una serata a scopo benefico i cui incassi sono stati devoluti alle vittime della guerra.

Il titolo originario della serata doveva essere Ballet for Peace, ma pur di non generare fraintendimenti è stato sostituito prima con Stand Up For Ukraine, nome della campagna internazionale della Commissione europea a sostegno del popolo ucraino e successivamente ulteriormente modificato in Stand With Ukraine – Ballet for peace.

La lodevole iniziativa dei danzatori, sostenuta dal Lirico napoletano, voleva essere quasi un’eco di bellezza oltre l’orrore, una danza contro la disgiunzione tra i due popoli, perché il risultato dei nazionalismi è sempre e soltanto il conflitto, di qualsiasi natura esso sia.

La pace, invece, oltre che un ideale, dovrebbe essere anche un interesse di tutti e questo era l’intento della serata. Un abbraccio di pace, un invito ad un’integrazione che non abbia una coscienza nazionale, ma una coscienza morale, che non sia solo tra i due popoli in guerra, ma che oltrepassi gli stessi concetti di Oriente ed Occidente, che preveda un mondo multipolare, come dovrebbe essere auspicabile nel ventunesimo secolo.

Ebbene, non era di quest’avviso il console ucraino a Napoli, Maksym  Kovalenko, che non solo non ha colto l’intento di solidarietà alle vittime ucraine – anche e soprattutto da parte dei danzatori russi, coraggiosi e dissidenti, con tutti i rischi che questo comporta – ma che in conferenza stampa ha esortato i danzatori ucraini a disertare la serata e la comunità ucraina a manifestare fuori il teatro, nonostante il sindaco Gaetano Manfredi avesse chiarito che i danzatori russi presenti si fossero tutti apertamente dissociati dal conflitto.

I danzatori ucraini però hanno seguito la propria idea e sono andati in scena ugualmente, nonostante le proteste all’ingresso del teatro da parte di chi sosteneva fermamente che non si dovesse calcare lo stesso palco dei russi. L’iniziativa di solidarietà è così diventata un caso diplomatico, una miccia per alimentare il fuoco e fomentare divisioni fino ad essere letta da alcuni esponenti della comunità ucraina napoletana come una provocazione impossibile da accettare. Lo stesso ministro della cultura ucraino è intervenuto temendo che il messaggio di pace potesse essere frainteso e strumentalizzato a sostegno della propaganda russa.

I danzatori ucraini coinvolti sono diventati così vittime di offese e minacce, ma determinati nell’intento di potare in scena lo spettacolo così come era stato concepito. Il sovrintendente del Massimo napoletano, Stephane Lissner, a proposito non ha mancato di sottolineare quanto fosse coraggiosa la presenza degli artisti, tra questi Olga Smirnova, prima ballerina del teatro Bolshoi di Mosca, che come molti colleghi ha abbandono il teatro dissociandosi apertamente dall’invasione.

La serata, nonostante le polemiche, è stata sold out, ed ha assunto una forte valenza simbolica, testimoniando che l’arte sappia muoversi delicatamente, in punta di piedi, ed abbattere barriere enormi creando vicinanza, perché l’arte è coraggiosa, è apertura e mai chiusura, ed è politica, che ne sia consapevole o meno. “La bellezza salverà il mondo” aveva detto un russo che oggi non ci vorrebbero far più citare.

Nicoletta Severino

Nicoletta Severino

Danzatrice e coreografa, dirige la scuola di danza "Attitude" di Napoli. Proviene da studi filosofici e collabora con varie testate, trattando temi di attualità, di arte e di cultura.

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