La danza nell’antica Pompei: una pratica legata soprattutto a riti sacri
POMPEI. Della danza intesa come pratica spettacolare, non ci sono testimonianze nella Pompei antica. “Nemo fere saltat sobrius” (“L’uomo sobrio non salta”), diceva Cicerone, testimoniando il disprezzo per un’arte che, altrove e in precedenza, raccoglieva consensi e che invece ad un popolo dedito alla guerra, all’architettura e propendente per l’aspetto razionale, appariva poco consona.
Gli unici riferimenti che ci sono pervenuti sono legati alle danze sacre. Uno di essi è rintracciabile a Villa dei Misteri nella megalographia al suo interno: si tratta di un affresco del I secolo che rappresenta probabilmente i momenti di un rito che si suppone essere l’iniziazione di una sposa a Dioniso.
L’ultima scena dell’affresco rappresenta proprio un’iniziata che danza: è la fase conclusiva della cerimonia e l’iniziata, ormai divenuta baccante, danza orgiasticamente suonando i cimbali, posseduta dall’ebbrezza del dio. Ad accompagnarla una ministra del culto che regge tra le mani il Tirso, un bastone rituale attribuito a Dioniso ed ai suoi seguaci, Satiri e Baccanti, appunto.
Anche la statua del Fauno danzante, risalente al II secolo a.C., è legata alle danze estatiche e rituali. Si tratta di una statua in bronzo oggi custodita presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che immortala un fauno, creatura mitologica metà uomo e metà animale, associata anch’essa al culto di Dioniso.
È un uomo nudo e barbuto, rappresentato con la coda e le corna, sulle punte dei piedi, nell’atto di iniziare a danzare. Anche in questo caso il riferimento sembra all’estasi religiosa, con la testa del fauno leggermente reclinata all’indietro e lo sguardo rivolto al cielo che richiama una danza vorticosa, collegata all’ebbrezza dionisiaca.
Dalle testimonianze pervenuteci, dunque, la danza sembrava riguardare la sfera del sacro e dell’estasi. Per quanto riguarda la danza intesa come pratica d’intrattenimento e di spettacolo, slegata da implicazioni di tipo religioso, è invece possibile supporre che si sia trattato di un fenomeno d’importazione desunto dagli etruschi e dai greci. Questi popoli, caratterizzati da una particolare predisposizione per la danza, l’avrebbero introdotta nel mondo romano.