Silenti: a Napoli la mostra di Antonio Ciraci. I volti come elogio del Silenzio
NAPOLI. Sarà visitabile fino al 4 gennaio 2022 presso la Galleria Lineadarte Officina Creativa di Napoli la mostra “Silenti” di Antonio Ciraci. I testi critici a catalogo sono di Rosario Pinto e Giovanni Cardone. Questa mostra vuole essere una sorta di elogio del Silenzio, come dice Ciraci, inteso come prassi meditativa.
Accade spesso ad ognuno, ma, ad una certa età sorge quasi impellente e doverosa, l’esigenza di raccogliersi e raccogliere il frutto dolce e amaro di ciò che si è prodotto e di ciò che si è, prima che caschi tutto nell’oblio.
«Quel frutto – dice l’artista – si coglie e si assapora solo calandosi nel buio profondo del nostro io. Ed è in quel sito che si può iniziare a vedere se stessi ed il mondo circostante sotto una luce diversa, forse più vera. A me non interessava ritrarre persone, visi scrutati ed incontrati casualmente in metrò, in una sala d’aspetto, sulla panchina di una parco, a me interessava cogliere un momento, riportare su tela il loro essere silenti nel tempo necessario per ritrovarsi dentro, la luce che trapela e riverbera in superfice da quel buio profondo».
«In questa mostra – dice Giovanni Cardone – le opere di Ciraci certamente ci fanno riflettere sull’inquietudine che tutti noi stiamo vivendo e al tempo stesso può anche essere considerata come una possibilità o, meglio ancora, come forma estrema di libertà».
«Se pensiamo – aggiunge – a quanto possano essere oppressivi i vincoli e i ruoli sociali, a quanto possano essere alienanti le costrizioni civili, i luoghi comuni e i pregiudizi, le maschere che quotidianamente siamo costretti ad indossare, ecco che tutta questa “liquidità”, tutta questa possibilità di trasformazione non può che sembrarci addirittura una catartica o, meglio, una salvifica possibilità di riscatto di vera affermazione oppure di auto-determinazione».
Mentre Rosario Pinto afferma: «Da questa tappa fondamentale ed incisiva, ecco affacciarsi in lui un’istanza di grande interesse, come quella della focalizzazione figurativa sui volti, sulla pregnanza psicologica dell’immagine che egli prende a descrivere con straordinaria partecipazione emotiva e con grande opportunità analitica. Ciò ci conduce, d’impeto, alle cose della sua produzione più recente, ove l’artista si profonde, in una creazione di volti di straordinaria capacità comunicativa resa tanto più coinvolgente dalla forza materica che ne sottende la delineazione fisionomica».