Archeologia: scavi clandestini sequestrati dai Carabinieri nella villa di Numerius a Boscoreale

POMPEI. Il Parco Archeologico di Pompei continua a essere sotto la stretta sorveglianza della Procura e dei carabinieri. Tombaroli senza scampo pure a Boscoreale. Due tunnel sotterranei, scavati da ignoti tombaroli, nei pressi dei resti di una villa di età romana nota come di Numerius Popidium Florus, a Boscoreale, ieri sono stati posto sequestro dai carabinieri di Torre Annunziata per ordine della Procura oplontina guidata da Nunzio Fragliasso.

Il ritrovamento dei cunicoli finalizzati con tutta evidenza – secondo gli inquirenti – all’attività predatoria di reperti antichi, è avvenuta nei pressi di un’abitazione privata, in un’area sottoposta a vincolo archeologico.

Nei pressi dell’abitazione, e proprio a fianco dei resti antichi fuori terra, i carabinieri hanno accertato la presenza di due botole, distanti una decina di metri l’una dall’altra, poste a chiusura di altrettante cisterne. Le indagini sono proseguite con l’ausilio dei Vigili del Fuoco di Napoli e hanno permesso di constatare che sul fondo di ciascuno dei due pozzi era stato scavato un tunnel per effettuare ricerche archeologiche clandestine.

Nella prima cisterna, profonda 6 metri, è stato ritrovato l’accesso a un tunnel contemporaneo, ricavato nello strato di lapillo eruttato dal Vesuvio, della lunghezza di 5 metri. L’altro tunnel era stato praticato nel secondo pozzo, seguendo le antiche mura dei resti romani. Entrambe le gallerie hanno una larghezza di 50 centimetri per 60 di altezza e risultano molto simili a quelli ritrovati a Civita Giuliana, nella periferia di Pompei.

L’ultimo sequestro conferma la bontà della sinergia stretta tra i magistrati e la direzione del Parco Archeologico di Pompei. È questa un’alleanza contro il crimine che va avanti dal 2019 a seguito della firma di due protocolli d’intesa.

Il primo patto contro i tombaroli fu firmato il 2 agosto 2019 tra l’allora direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, e l’ex procuratore aggiunto presso il Tribunale di Torre Annunziata, Pierpaolo Filippelli. Scopo di quella prima intesa resta “l’attivazione di un costante canale di scambio di informazioni volte a interrompere l’azione criminale e arrestare la spoliazione di siti archeologici”.

Dopo la firma nel 2019, alcune indagini hanno subito una vera svolta. Un’inchiesta, in particolare, quella sui tombaroli in azione nella villa di Civita Giuliana alle porte di Pompei. Una volta chiuse le indagini, partito  poi il processo, il giudice di Torre Annunziata, Silvia Paladino, ha inflitto due condanne.

I presunti tombaroli – condannati in primo grado per danneggiamento, scavi clandestini, impossessamento di beni archeologici – sono due, padre e figlio di Torre Annunziata. La loro casa si trova sopra alla villa romana suburbana, nota in tutto il mondo per l’ultima scoperta dello scorso 6 novembre, quando gli archeologi rinvennero una stanza destinata agli schiavi che lavoravano all’interno della Villa.

Esemplare la condanna inflitta in primo grado dal giudice: 6 anni e mezzo di carcere in totale più un risarcimento record da un milione e ottocentomila euro che dovrebbe essere liquidato in sede civile alla Soprintendenza. L’alleanza anti-tombaroli tra Procura e Parco Archeologico di Pompei è di recente stata rinnovata. A firmare il secondo protocollo ad hoc, il 28 luglio 2021, sono stati il neo soprintendente, Gabriel Zuchtriegel, e il procuratore capo della repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso. Foto: immagine di repertorio.

Redazione Made in Pompei

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Made in Pompei è una rivista mensile di promozione territoriale e di informazione culturale fondata nel 2010.

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